Una partita da oltre 5 miliardi. Che potrebbero diventare anche più di sei considerando la copertura per rendere permanente la perequazione delle pensioni dopo la pronuncia della Consulta. È quella che si sta giocando su fisco e previdenza. Con i tecnici del Governo che sono al lavoro per individuare le risorse necessarie per far scattare l’eliminazione della Tasi sulla prima casa così come quella dell’Imu e agricola e della tassa sugli imbullonati annunciate da Matteo Renzi nelle scorse settimane.
Prosegue anche la ricognizione per alimentare nel “breve “periodo la cassa nel caso in cui arrivi il via libera all’intervento per rendere flessibili le uscite pensionistiche (si veda Il Sole 24 Ore del 23 agosto).
Il problema della minor spesa previdenziale rispetto a quella garantita attualmente dalla legge Fornero si pone solo per i primi anni. In ogni caso l’operazione alla quale sta pensando l’esecutivo dovrebbe avere un impatto anche inferiore al miliardo di euro. Ma dai sindacati, che non sono contrari alla flessibilità e concordano sulla necessità di creare nuovi spazi occupazionali, arriva un no, soprattutto dalla Cgil, all’ipotesi di consentire l’uscita anticipata con una decurtazione degli assegni.
Tornando al capitolo fiscale l’eliminazione della Tasi sulla prima abitazione, dal Governo si fa sapere che l’impegno sarà sicuramente mantenuto. Ma è già cominciata la partita con i Comuni sull’individuazione delle risorse per coprire la cancellazione della Tasi sulla prima casa, che vale più di 3,5 miliardi (diventano 4,3 miliardi considerando anche Imu agricola e imbullonati). Sul tavolo ci sono diverse ipotesi (si veda Il Sole 24 Ore del 21 agosto): dall’attribuzione ai sindaci di tutto il gettito dell’Imu sui capannoni industriali all’irrobustimento della quota di quello legato all’Imu sulla seconda casa garantita ai Comuni (oggi il 50% va allo Stato). Anche in questo caso la Cgil con Susanna Camusso chiede una correzione di rotta: togliamo la Tasi solo a chi ha una casa. La Cisl da parte sua chiede che la manovra aiuti soprattutto l’occupazione con la conferma degli sgravi contributivi per i neo-assunti.
Il Governo con il ministro Graziano Delrio conferma che i due pilastri della prossima legge di stabilità saranno la riduzione fiscale e il potenziamento infrastrutturale. Quanto all’incertezza legata all’andamento del Pil Delrio afferma: «Le stime non ci spaventano, siamo sempre stati prudenti e le abbiamo centrate, abbiamo sempre fatto ottimo lavoro di previsione».
L’esecutivo non è solo alle prese con la caccia alle risorse per comporre la manovra. Tra le questioni urgenti da risolvere c’è quella del buco che potrebbe aprirsi nei conti delle Regioni per l’uso distorto da parte di alcuni governatori dei fondi destinati al pagamento dei debiti arretrati della Pa nei confronti delle imprese, già finito, per quel che riguarda il Piemonte, nel mirino della Consulta (si veda Il Sole 24 Ore del 3 agosto scorso). Un buco che secondo il coordinatore della commissione Bilancio della Conferenza delle Regioni (e assessore in Lombardia), Massimo Garavaglia (Lega Nord), potrebbe raggiungere i 25 miliardi. La questione, comunque, non impatterà in alcun modo sulla prossima legge di stabilità anche perché si tratta di un problema di contabilità. Il ministero dell’Economia la sta monitorando con attenzione e a breve sarà individuata una soluzione per via amministrativa o legislativa.
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 25 agosto 2015