Daniela Minerva. Il decreto sulla pubblica amministrazione stabilisce un nuovo criterio di scelta dei Direttori generali delle Asl. Ci sarà un albo nazionale, una selezione dei più adatti che porterà a identificare tre nomi tra i quali il presidente della regione sceglierà. È lo stesso sistema usato per i direttori scientifici degli ospedali di ricerca (Irccs) e in questi anni ha dimostrato che non è certo un campione di trasparenza meritocratica.
È il Governatore a fare la scelta definitiva e ciò palesa la natura politica di queste cariche. Il ché per i direttori scientifici è un incongruo, ma per quelli generali ha una sua logica: il loro operato ha una ragione sociale, quindi la politica si prende le sue responsabilità. Vero è poi che il Dg maneggia un fiume di denaro pubblico, ma tant’è. Quel che colpisce, però, nel nuovo ordinamento è il fatto che i Dg saranno valutati ogni tre anni sulla base dei risultati economico-finanziari. Non si fa parola di una valutazione dei risultati clinici, che si possono oggi ben fare come dimostra lo stesso Piano esiti del ministero. E che dovrebbero essere l’imperativo categorico perché le Asl devono curare bene la gente. I Dg non sono chiamati a farlo.
Repubblica Salute – 26 gennaio 2016