Gli assegni annullati l’anno scorso hanno superato di 67mila unità le nuove pensioni entrate in decorrenza. Nel 2019 la differenza si era fermata a 655. L’anno della pandemia si chiuderà con un bilancio demografico naturale negativo di 300mila unità, secondo le valutazioni ancora provvisorie ma fondatissime pubblicate ieri dal presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo. Covid ha peggiorato al rialzo gli eccessi di mortalità dei primi del Novecento e schiacciato le nascite sotto un minimo che non si era mai raggiunto nei 150 anni si Storia unitaria.
Per avere una fotografia definitiva dell’impatto del Covid sulla popolazione italiana bisognerà aspettare le statistiche ufficiali sulla mortalità nel 2020 che saranno diffuse dall’Istat a fine marzo. Ma intanto – scrive Il Sole 24 Ore – i dati amministrativi che arrivano dall’Inps confermano la dimensione della tragedia. L’istituto guidato da Pasquale Tridico l’anno scorso ha cancellato per avvenuto decesso 862.838 prestazioni, il 16,1% in più (+121.697) di quelle del 2019, quando le cancellazioni per causa morte erano 741.141.
Nell’anno del Covid, le cancellazioni hanno superato le nuove pensioni entrate in decorrenza per 67mila unità. Il numero di assegni cancellati è inferiore, fortunatamente, rispetto a quello delle vite perdute, visto che oltre il 30% dei pensionati cumula nel nostro Paese più di una pensione.
Si tratta di dati provvisori – precisa Il Sole 24 ore. Inps li perfezionerà e pubblicherà le statistiche con l’aggiornamento della banca dati di fine marzo e del casellario delle pensioni a luglio. Ma al netto di queste cautele, anche le prime evidenze confermano l’eccesso di mortalità già fotografato da Istat e Istituto superiore di sanità nei mesi passati.
Nei mesi di marzo e aprile, quando le morti in eccesso rispetto alle medie registrate negli stessi mesi del periodo 2016-2019 hanno superato in Italia il 40%, le pensioni cancellate per decesso hanno segnato un aumento quasi uguale: a marzo sono state 100.420, il 42,5% in più, e ad aprile 85.273, il 35,4% in più. L’andamento delle cancellazioni, che poi si è stabilizzato intorno alle 60mila unità, è poi schizzato di nuovo sopra la media a novembre (+51,9%) e dicembre (+42,8%), quando è partita la seconda ondata.