«Lei faccia conto che il bonus non ci sia». L’operatore del call center Inps non usa giri di parole. Chi ha chiamato è una ragazza all’ottavo mese di gravidanza. Ha sentito che grazie all’ultima legge di Bilancio ha diritto a un contributo di 800 euro, chiamato “Mamma domani”. Un bonus, spiegava il ministro per la Famiglia, Enrico Costa, per le «prime spese» legate al lieto evento: gli esami pre parto, i farmaci, il passeggino, la culla, i vestitini. Tutto a partire dal 1° gennaio 2017. Solo che ad oggi, del modulo per fare domanda, non c’è neanche l’ombra. «Ah saperlo, quando arriverà», risponde la funzionaria di un ufficio Inps della Capitale a un’altra mamma. Un’avvertenza però gliela dà: quando finalmente la procedura sarà disponibile arriveranno un fiume di richieste. «Ci vorranno sessanta giorni, minimo, perché le prime vengano approvate». Nel frattempo, per passeggino e affini, la famiglia “domani” si dovrà arrangiare.
E meno male che il servizio, parte del pacchetto di misure per la famiglia annunciate dal governo, doveva entrare in vigore con l’arrivo del nuovo anno. «Da quel giorno ho tenuto costantemente d’occhio il sito dell’Inps per capire come fare richiesta», racconta Grazia, 32 anni, romana, in attesa di un bebè che dovrebbe arrivare il mese prossimo. Con lei, tutte le altre mamme che hanno partorito o hanno superato il settimo mese di gravidanza nel corso del 2017, questo il requisito principale per accedere. «Solo che per due mesi non è stato dato nessun tipo di comunicazione », continua la ragazza.
A fine febbraio sull’home page dell’Istituto di previdenza è spuntata una prima circolare che definiva nel dettaglio la platea dei beneficiari. Cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie con permesso di soggiorno, residenti nel nostro Paese. Tutte, senza alcuna soglia di reddito, a differenza del bonus bebè che è legato all’Isee, il reddito certificato. Silenzio però su come presentare la domanda.
Qualche giorno fa una seconda circolare ha delimitato ulteriormente il campo, ma tacendo ancora sulle modalità per la richiesta. «Non so quando usciranno, lei è la terza persona a cui dico la stessa cosa oggi», ammette la funzionaria dello sportello di Roma. La stessa risposta che in tutta Italia, negli ultimi giorni, hanno dovuto incassare centinaia di mamme.
Dall’Inps ora dicono che tre mesi di tempi tecnici per rendere operativa la piattaforma online erano previsti fin dall’inizio. E che il lancio è «imminente», ma senza sbilanciarsi su una data. Burocratese che provoca un comprensibile scetticismo, vista la lentezza con cui finora l’Istituto ha dato indicazioni sulla misura. E pensare che, come successo in altri casi, sarebbe bastato prevedere una soluzione ponte: in attesa del formato telematico accettare delle richieste cartacee, che potevano essere esaminate o comunque digitalizzate in un secondo tempo. Ma i moduli in carta non sono accettati.
I fondi stanziati nella legge di Bilancio per la misura sono importanti, 600 milioni di euro per il 2017, che dovrebbero garantire il bonus di 800 euro a 750 mila famiglie, senza che per loro sia richiesto un reddito sotto una certa soglia. Su una cosa almeno l’Inps è stato chiaro: una volta avviata, la misura sarà retroattiva. Le mamme che sono entrate nell’ottavo mese di gravidanza o hanno partorito in questo primo trimestre dell’anno, ma non hanno potuto presentare richiesta, possono tirare un sospiro di sollievo, non hanno perso i soldi. A sentire il call center però è altrettanto lampante che quando la situazione si sbloccherà il fiume di domande “arretrate” farà andare molto per le lunghe le operazioni di approvazione. Due mesi, mamme dopodomani, nella migliore delle ipotesi. (vai alla fonte)
Repubblica – 20 marzo 2017