In Italia negli allevamenti intensivi di vacca da latte si rileva spesso una carenza di attenzione verso il gruppo del giovane bestiame. Trattandosi di animali non produttivi, il giovane bestiame è talvolta considerato dall’allevatore come un costo. Un progetto di ricerca IZSVe ha raccolto informazioni sulla prevalenza di mortalità in 96 allevamenti e sulle condizioni di allevamento in 25 allevamenti della provincia di Padova. L’analisi dei dati raccolti ha permesso di delineare le carenze e le problematiche relative al giovane bestiame degli allevamenti considerati, identificando i fattori di rischio e i punti critici nella gestione aziendale. Per quanto riguarda le tecniche di allevamento, sono state analizzate in particolare: la disponibilità complessiva di spazio della rimonta; il materiale di lettiera; l’alimentazione; i rilievi zoometrici. Lo spazio disponibile, la pulizia degli animali e la presenza di patologie hanno confermato essere indicatori adeguati per rilevare situazioni anomale all’interno dell’allevamento.
LA RICERCA IZSVE
In Italia negli allevamenti intensivi di vacca da latte si trova di solito un buon livello di gestione del benessere animale per quanto riguarda il gruppo degli animali in produzione, mentre spesso si rileva una carenza di attenzione verso il gruppo del giovane bestiame.
Allevamenti bovine da latte
Per giovane bestiame o rimonta si intendono le bovine che non hanno mai partorito e che quindi sono ancora improduttive. Tra queste, in base all’età, si distinguono:
le vitelle (da 0 a 6 mesi) ;
le manzette (da 6 a 12 mesi) ;
le manze (dai 12 mesi al concepimento);
le manze gravide (dal concepimento al primo parto).
Trattandosi di animali non produttivi, il giovane bestiame è talvolta considerato dall’allevatore come un costo in termini di lavoro, di spazi di stabulazione e alimenti consumati, piuttosto che un asset per garantire il futuro dell’azienda.
Pertanto la sottovalutazione dello stato di salute di questi animali, unitamente ad altri fattori quali la gestione inappropriata, l’impiego di strutture inadeguate e di attrezzature non idonee, i piani di razionamento errati e l’uso di alimenti poco adeguati, possono influenzare negativamente il benessere di questi animali.
La ricerca IZSVe
Un progetto di ricerca condotto dall’IZSVe (RC IZSVE 10/2011) ha inteso affrontare questo problema attraverso la valutazione del benessere animale di vitelli e manze appartenenti a un campione di allevamenti di bovine da latte della provincia di Padova, in Veneto. Il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:
Fase 1. Raccolta di informazioni sulla prevalenza di mortalità e/o eliminazione di giovane bestiame negli allevamenti di vacche da latte della provincia di Padova
Sono stati presi in considerazione 96 allevamenti, includendo nell’analisi animali di età compresa tra gli 0 e i 24 mesi.
Fase 2. Realizzazione di un’indagine per conoscere tecniche di allevamento, strutture, piani alimentari e di prevenzione delle malattie negli allevamenti in esame.
Sono stati coinvolti 25 allevamenti situati nel nord della provincia di Padova, area vocata a questa tipologia di produzione.
L’indagine è stata condotta attraverso la visita in allevamento, la realizzazione di un intervista all’allevatore (mediante questionario strutturato) e la raccolta di dati basata sull’osservazione e sulle misurazioni zoometriche (altezza al garrese, circonferenza cranica e body condition score) sugli animali destinati a costituire la rimonta e osservazioni dirette dello stato di pulizia e di salute degli animali.
Risultati
L’analisi dei dati raccolti ha permesso di delineare le carenze e le problematiche relative al giovane bestiame degli allevamenti considerati, identificando i fattori di rischio e i punti critici nella gestione aziendale che possono modificare in modo significativo le condizioni sanitarie e di benessere della rimonta.
Condizioni di benessere degli animali (fase 1)
I dati relativi alle dimensioni aziendali dei 96 allevamenti in esame hanno evidenziato che la maggior parte degli allevamenti (circa il 40%) si colloca nella fascia con consistenze tra 40 e 100 capi, mentre la fascia di aziende che supera i 200 capi in lattazione non raggiunge il 10%. Questi dati confermano come in provincia di Padova la zootecnia da latte sia caratterizzata da allevamenti di medio piccole dimensioni a prevalente gestione familiare.
Negli allevamenti in esame, il maggiore rischio di mortalità si è osservato nella classe di età compresa fra 0-12 mesi di vita, e in particolare nel periodo compreso fra 0 e 2 mesi, con una percentuale di mortalità pari al 45%. Il tasso di mortalità diminuisce costantemente fino ai 12 mesi di vita e poi riprende a salire raggiungendo il 22% nel periodo 12-24 mesi di vita.
I valori medi di mortalità riscontrati per la rimonta rientrano e sono spesso al di sotto dei livelli auspicabili (13%). Tuttavia in alcune aziende il tasso di mortalità è stato molto più elevato rispetto alla media, con livelli massimi di mortalità del 28,6%.
La mortalità in animali giovanissimi (entro i primi mesi di vita) può essere attribuita a infezioni, verso le quali le vitelle sono maggiormente suscettibili, mentre gli elevati tassi di mortalità degli animali nella categoria di età tra 12 e 24 mesi possono piuttosto dipendere da problemi strutturali o gestionali.
Tecniche di allevamento (fase 2)
La gestione delle vitelle nel periodo 0-2 mesi di età ha un livello di standardizzazione abbastanza elevato. La modalità di stabulazione prevalente è data dall’uso di gabbiette singole, con un distacco precoce delle vitelle dalla madre. Sebbene non sia un sistema ideale dal punto di vista etologico, questa metodologia di gestione dei vitelli neonati sembra tuttora essere il tipo di stabulazione migliore per prevenire la trasmissione di malattie infettive e garantire cure individuali.
Per quanto riguarda la disponibilità complessiva di spazio della rimonta, la situazione nelle aziende sembra essere positiva per gli animali, poiché i valori medi rilevati sono in linea (uguali o superiori) a quelli consigliati dalla Dairy Calf and Heifer Association. Tuttavia, se si considera la distribuzione delle aziende in base allo spazio disponibile per capo, si nota che circa un quarto degli allevamenti, per almeno una categoria di età, è al di sotto degli standard minimi. Il fattore densità rimane quindi un punto critico importante.
Il materiale di lettiera è costituito quasi sempre da paglia o in alternativa da stocchi di mais: si tratta di condizioni di stabulazione ottimali per il benessere animale, in quanto la lettiera di paglia è considerata tuttora la soluzione migliore. Tuttavia, in molti casi le lettiere non erano adeguatamente pulite e gli allevatori sembrano sottovalutare l’importanza delle condizioni di pulizia della lettiera e delle aree di riposo, soprattutto la relazione di queste variabili con la comparsa di mastiti nelle primipare.
Per quanto riguarda l’alimentazione, va sottolineato che in tutti gli allevamenti del campione i vitelli avessero a disposizione alimento fibroso già a partire dalla seconda settimana di vita, in conformità alla normativa vigente. Per quanto riguarda invece la gestione dell’alimentazione a base di colostro si evidenzia che, nonostante gli allevatori siano adeguatamente informati sulla necessità di farlo assumere nelle prime ore di vita, i quantitativi forniti sono ben inferiori a quelli consigliati.
Dai rilievi zoometrici emerge che il grado di accrescimento e di sviluppo corporeo del bestiame da rimonta sia adeguato nella maggior parte delle aziende visitate. Gli animali presenti negli allevamenti campionati erano generalmente in buona salute: a differenza di quanto riportato in letteratura, gli animali con scolo nasale, o tosse, o respiro alterato, o gonfiore addominale, o segni di diarrea sono stati meno del 1.5%. Queste basse frequenze sono positive dal punto di vista del benessere animale, in quanto indicano che gli allevamenti considerati non presentavano particolari problemi di natura sanitaria.
Conclusioni
I risultati ottenuti da questo studio suggeriscono come la gestione della rimonta sia un punto critico in un numero considerevole di allevamenti di vacche da latte.
Queste perdite hanno pesanti ricadute sull’economia dell’azienda ma soprattutto in termini di benessere animale.
Lo spazio disponibile, la pulizia degli animali e la presenza di patologie hanno confermato essere indicatori adeguati per rilevare situazioni anomale all’interno dell’allevamento.
Le osservazioni sul giovane bestiame presente in allevamento si dimostrano utili indicatori per mettere in luce possibili carenze strutturali e gestionali, e proporre delle adeguate soluzioni che migliorino le condizioni di benessere degli animali, salvaguardando contestualmente la redditività dell’azienda.
Approfondimenti
Benessere degli animali da reddito
Fonte: Izsve – 5 luglio 2016