Micaela Cappellini. Il Sole 24 Ore. Alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo è passata all’unanimità, 46 voti su 46, la riforma del regolamento Ue sulle Dop e le Igp che aumenta le tutele di questi prodotti dagli abusi di nome e concede più poteri ai consorzi che li regolamentano. Le nuove norme coprono i prodotti agricoli, il vino e le bevande alcoliche.
Il testo adottato introduce l’obbligo di indicare sull’etichetta dei prodotti Dop e Igp il nome del produttore e, per i prodotti Igp, l’origine della materia prima principale; estende al mondo online la protezione dei prodotti; stabilisce che chiunque utilizza un cibo Dop o Igp come ingrediente all’interno di un altro prodotto, deve prima ottenere l’autorizzazione scritta da parte dei consorzi di tutela. Le norme per la registrazione e la modifica dei disciplinari vengono semplificate, mentre il ruolo dell’Ufficio europeo dei brevetti (Euipo) viene ridotto a soli compiti consultivi.
Soprattutto, viene posto un freno ai tentativi di sfruttare la popolarità di alcuni prodotti evocandone il nome: «Su spinta dei nostri produttori di qualità – spiega Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento – abbiamo eliminato quelle falle del sistema che consentono di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre indicazioni geografiche, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota o del Prosek made in Croazia. In particolare è stato chiarito come menzioni tradizionali come Prosek non possano essere registrate, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp».
A livello europeo, la Dop Economy vale quasi 80 miliardi di euro. L’Italia, in tutto questo, fa la parte del leone, con 19,1 miliardi di valore della produzione. Se si escludono i vini, il fatturato annuo delle Dop raggiunge gli 8 miliardi di euro. E il sistema non conosce stop: secondo gli ultimi dati del centro studi Divulga gli incassi crescono a un ritmo del 9,7% e le esportazioni (4,4 miliardi) aumentano del 12,5%. Il 77,5% del fatturato delle Dop e delle Igp italiane, sostiene Divulga, è concentrato nei primi dieci prodotti più venduti, a partire dal Parmigiano Reggiano, dal Grana Padano e dal Prosciutto di Parma, che occupano stabilmente le prime tre posizioni. Emilia Romagna e Lombardia da sole, invece, detengono oltre il 61% totale dei valori generati. E se il numero degli operatori delle Dop e Igp più mature rallenta, avanza quello di chi sceglie settori emergenti come i prodotti ittici o la pasta, così come cresce il numero delle imprenditrici donne (sono il 26%) e dei giovani (il 24%) che scelgono questo comparto.
La riforma approvata ieri sarà sottoposta al voto della plenaria dell’Europarlamento e ai negoziati a tre con Consiglio e Commissione, con l’obbiettivo di arrivare all’approvazione finale entro la fine dell’anno. «Occorre il supporto del governo italiano per evitare che i risultati raggiunti vengano erosi», ha detto Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, che rappresenta il 95% delle produzioni italiane Ig. Soddisfatto anche il mondo del vino, che inizialmente doveva essere escluso dalla riforma: «Gli emendamenti approvati colmano le lacune che alcuni recenti accadimenti avevano messo in luce, come testimoniano il caso Prošek e gli attacchi all’Aceto Balsamico di Modena», ha detto la presidente di Federvini, Micaela Pallini. Mentre Unione italiana vini, in una nota, si dice soddisfatta per la definizione dei vini Igp, la protezione dei nomi geografici contro possibili evocazioni e le nuove disposizioni volontarie sulla sostenibilità del vino.