Mentre il governo è a caccia di 10 miliardi per la spending review del 2016, il servizio Bilancio del Senato solleva pesanti dubbi sui tagli alla spesa sanitaria previsti per quest’anno. Si tratta di un risparmio già calcolato nella spending review 2015, un taglio netto di 2,3 miliardi sul Fondo sanitario nazionale, sfruttando le leve messe a punto dall’Intesa tra Stato e Regioni.
Uno dei punti è la rinegoziazione dei contratti con i fornitori. Per attuare le misure previste dall’intesa il governo ha presentato un emendamento al decreto enti locali in discussione al Senato. Ma i tecnici di Palazzo Madama segnalano come ci siano «difficoltà di conseguire un risparmio in corso d’anno». Visto che siamo già a fine luglio. Tra gli strumenti a disposizione delle Regioni ci sono, tra le altre cose, la definizione di standard qualitativi e la riduzione delle centrali del 118. Ma anche la «razionalizzazione della spesa per beni e servizi, dispositivi medici e farmaci», con una riduzione su base annua del 5% del valore complessivo dei contratti.
Una misura che ha suscitato le proteste di Assobiomedica, le aziende che producono beni e servizi per la sanità, dalle siringhe alle tac. Dovrebbe portare un risparmio per l’anno 2015 di 788 milioni di euro e di 805 milioni di euro a decorrere dall’anno 2016. Un taglio che però, visti i tempi, appare a rischio. Il dossier ricorda che anche la Ragioneria dello Stato ha evidenziato che gli effetti stimati per il 2015 potrebbero essere a rischio. Per non parlare della possibilità «dell’insorgere di contenziosi in materia» e che le aziende forniscano «prodotti di minore qualità». Dubbi sui risparmi per quest’anno vengono anche dalla riduzione dei ricoveri ospedalieri e delle prescrizioni diagnostiche inappropriate. Le associazioni dei medici protestano, anche perché la norma prevede il taglio degli stipendi per i camici bianchi inadempienti.
Melania Di Giacomo – Il Corriere della Sera – 23 luglio 2015