I pionieri di quota 100 sono soprattutto uomini. Sono in maggior frequenza lavoratori delle regioni del Nord, ma più di uno su tre (dato imprevisto) è del Mezzogiorno. Il primo flash statistico sulle nuove pensioni che entrano in pagamento oggi – e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare – riguarda 26.831 beneficiari. Questi neo-pensionati potranno contare su un assegno piuttosto consistente rispetto alla media, visto che nel 45% dei casi gli importi oscillano tra i mille e 1.500 euro lordi, mentre il 34% si colloca addirittura nella fascia tra i 1.500 e i 3mila euro. Livelli significativi anche perché sono al netto della decurtazione implicita che sconta chi si ritira fino a 5 anni prima rispetto all’età di vecchiaia (più di un quarto di questo primo gruppo va con 62 anni, mentre la metà ne ha tra i 63 e i 64).
I pionieri arrivano a 50mila
Va subito detto che i nuovi pensionamenti dei quotisti di aprile non si fermano al primo del mese. Inps ha già accolto circa 34mila domande. Se le istruttorie procederanno senza rallentamenti si conta di liquidare altri due blocchi di prestazioni in due fasi successive: una entro la prima decade del mese, la seconda tra il 20 e il 29. Non è da escludere che si riescano a liquidare fino a 50mila nuove pensioni tra aprile e maggio. Sono tutte pensioni di lavoratori del settore privato, dipendenti e autonomi, che avevano maturato i requisti minimi (62 anni e 38 di contributi) a fine 2018. La prima finestra utile per i dipendenti pubblici è quella del 1° agosto, mentre a settembre uscirà il plotone dei quotisti del comparto scuola. La tecnostruttura Inps guidata dalla dg Gabriella Di Michele sta girando a pieno regime e, oltre alla lavorazione delle domande per quota 100, ha già vagliato circa 10mila nuove domande di lavoratori precoci, che si ritireranno con 41 anni di contributi, per non dire delle verifiche già partite sulle nuove richieste di Ape sociale, visto che la prima scadenza per la presentazione era il 31 marzo (le due successive sono il 15 luglio e il 30 novembre). Questo mentre, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 di venerdì 29 marzo, della legge di conversione (legge n. 26 del 28 marzo 2019) del decreto pensioni il quadro normativo si è ormai consolidato.
Donne in netta minoranza
Tornando alla nostra esplorazione descrittiva sui dati dei primi 26.831 neo-pensionati, l’evidenza più clamorosa è il divario tra maschi e femmine. Era nelle attese, visto che per staccare il biglietto vincente di quota 100 bisogna avere almeno 38 anni di contribuzione continuativa, privilegio tipico dei lavoratori uomini (operai e impiegati) delle medie e grandi aziende del Nord. Ma una frequenza dell’89,3% di neo-pensionati maschi contro il 10,7% di femmine è davvero tanto; un gap che la dice lunga sulle asimmetrie di genere che caratterizzano il nostro mercato del lavoro. In termini assoluti, su 26.831 nuovi certificati di pensione, 23.966 sono di uomini. Quando andranno in pensione le quotiste del pubblico impiego e della scuola sicuramente la differenza tra i sessi si ridurrà, ma ne serviranno davvero tante per arrivare a un equilibrio.
Lombardia in testa
In questa prima ondata di uscite, la Lombardia è in vantaggio con 3.844 uscite, contro le 2.566 del Lazio. Sono significativi anche i numeri dei neo-pensionamenti in Sicilia, oltre duemila, in Campania e Puglia, ognuna attorno a 1.700. Tra i primi quotisti, piccola curiosità, ci sono anche 24 lavoratori impegnati all’estero. Quest’anno le stime del governo prevedono circa 290mila nuovi pensionamenti. Se l’obiettivo sarà raggiunto significherà aver quasi raddoppiato in un solo anno le uscite anticipate, visto che nel 2018 le nuove pensioni previdenziali liquidate con anticipo o con i soli requisiti di anzianità contributiva sono state 167.718 (il 29,6% del totale, un tasso di mascolinità del 72,9% e una nuova spesa annua di 4,3 miliardi, il 53% del totale).
Il Sole 24 Ore