Nell’ambito delle iniziative di preparazione allo sciopero del 23 novembre, bìvenerdì, presso l’Auditorium dell’Ospedale di Rovigo si è tenuta un’assemblea generale dei medici e veterinari dell’Ulss 5 Polesana.
Pochi, con il contratto di lavoro scaduto da un decennio e sovraccarichi di lavoro. Mancano almeno 54 medici per arrivare alla pianta organica minima essenziale presentata dall’Ulss, ma bocciata dalla Regione per ragioni che, secondo i sindacati, hanno logiche più economiche che sanitarie.
TROPPI STRAORDINARI. Vista la carenza di personale i medici sono costretti a straordinari costanti e forzati, tanto, denunciano, «da mettere a rischio la qualità di un lavoro che richiede, oltre ogni altra professione, la massima lucidità».
ORGANICI ALL’OSSO. Infatti, in queste condizioni, i medici non ce la fanno più a fronte della sordità delle istituzioni regionali e nazionali. Affiancati dalle segreterie sindacali provinciali della dirigenza medica, Cgil Medici, Uil Fpl, Fvm, Anaao AssoMed, Aaroi Emac e Cimo, i medici degli ospedali di Rovigo, Adria e Trecenta, hanno deciso di manifestare tutto il loro disagio con una sciopero, fissato per venerdì 23 novembre. L’altro ieri nell’auditorium dell’ospedale di Rovigo si è tenuta un’assemblea generale dei medici e veterinari dell’Ulss 5. Primo punto in discussione, la mancanza di un contratto «che non trova ancora risposta da parte del Governo e delle Regione dopo ben 10 anni dall’ultimo rinnovo» riferiscono le rappresentanze sindacali.
ASSEMBLEA IN OSPEDALE. L’assemblea si è trasformata in un grido d’allarme per la tenuta stessa della sanità pubblica e per l’insostenibile situazione in cui si trovano ad operare i medici. «Basti pensare – denunciano i sindacati – alla riduzione progressiva della pianta organica nell’Ulss 5: di 620 medici ne sono presenti solo 479, il fabbisogno certificato dalla direzione generale è di 533, ma è stato bocciato dalla Regione per motivi economici e ridotto ulteriormente a 503, ben al di sotto del bisogno prima certificato e delle autorizzazioni alle assunzioni prima concesse, preludio a un futuro di carenza organica dei professionisti e di un taglio dei servizi con le future schede ospedaliere».
LE CARENZE. I dati citati dai sindacati: un medico ogni 160 pazienti, guardie notturne di un solo medico con 160 ricoverati in più servizi, utilizzo di medici con contratti di collaborazione già andati in pensione e ricorso ad appalti con cooperative esterne (ciò avviene in Pronto Soccorso e per il personale di soccorso Suem 118). Inoltre, carenza di anestesisti e attività chirurgica mantenuta solo grazie a prestazione di servizio ben oltre l’orario di lavoro, a rischio riduzione per la carenza di anestesisti. Ci sono inoltre reparti, osservano i medici, dove i camici bianchi fanno costantemente 45/50 ore di lavoro settimanali con un numero di casi da seguire ben al di sopra di quella soglia che permettono di assicurare la qualità e la sicurezza, come nell’area internistica ma non solo. «Reparti, come la pneumologia, dove il servizio viene integrato da personale medico di altri reparti internistici già fortemente in difficoltà, come Medicina, Geriatria, Oncologia/Oncoematologia e Malattie Infettive, con ricadute drammatiche anche sull’organizzazione dove nello stesso reparto di 15 posti letto ruotano 5 specialità – sottolineano ancora i medici -. Ci sono poi reparti con metà personale e servizi con una riduzione del personale fino al 50%, come la Pneumologia e l’Oncologia di Adria».
L’APPELLO. «Per questi motivi – concludono i sindacati -, oltre a dare risalto alle questioni nazionali e del contratto, il giorno 23 organizzeremo una manifestazione davanti all’ospedale con i medici in sciopero, chiedendo la partecipazione anche del rimanente personale dell’Ulss, per il drammatico problema degli organici che tocca tutti i settori e tutte le professionalità, seguita da un incontro pubblico tra i medici e le rappresentanze politiche ed amministrative del Polesine per chiedere interventi che diano risposte urgenti a una situazione che sta mettendo a rischio lo stesso diritto alla salute dei cittadini». (Roberta Paulon)
IL GAZZETTINO – Domenica, 11 novembre 2018