di Roberto Turno. È un esodo a caccia di cure dalla propria ad un’altra regione che riguarda almeno 1 milione di italiani. Sono i migranti della salute perduta a caccia di cure fuori casa, un esodo che vale 4,1 miliardi di euro l’anno. Cifre da capogiro, che testimoniano forse più di ogni altro dato, quale sia la fotografia della sanità pubblica italiana: perché la fuga dalla propria regione tocca tutto il Sud, che non a caso è in perdita secca con Campania (-281 milioni), Calabria (-275) e Lazio (-231) in fondo alla classifica delle regioni debitrici. Mentre il Nord la spunta quasi sempre, eccetto Liguria e Piemonte, con Lombardia (+601 milioni), Emilia Romagna (+347) e Veneto (+149) in cima alle regioni creditrici nel saldo tra “dare e avere” della mobilità sanitaria interregionale dei pazienti italiani. In tutto sono sono 8 le regioni con un saldo attivo. Le altre hanno tutte un risultato negativo. A partire dalle regioni del Sud commissariate per gli extra deficit di asl e ospedali.
La matrice per il riparto 2017. I dati italiani della fuga per le cure verso altre regioni sono gli ultimissimi a disposizione, risalgono al 2015 e sono la “matrice” in base alla quale i governatori stanno procedendo alla ripartizione della torta da 113 miliardi del Fondo sanitario nazionale per il 2017. Una foto di gruppo della salute pubblica, anticipata in un ampio servizio del settimanale Il Sole-24 Ore Sanità, che la dice lunga sul gap nord-sud anche in fatto di cure. Probabilmente la prima e più grande sfida per il Servizio sanitario nazionale.
Il pienone lumbard, lo schiaffo al Sud. Nel saldo tra dare (pazienti in uscita) e avere (pazienti in entrata) la Lombardia fa il pienone con +601 mln. Seguono Emilia Romagna (348 mln), Toscana (149,6), e via via Friuli Venezia Giulia, Bolzano, Umbria, Molise, Veneto (112,3). Poi basta, poi tutte in perdita. Dal top di Campania (281 mln), Calabria (275), Sicilia (179), Abruzzo (72). Senza dimenticare naturalmente Piemonte, Valle d’Aosta, Trento, Liguria, Marche, Basilicata e Sardegna. Vale sottolineare che le ultime cinque sommano 1,16 mld di saldo negativo. Mentre la Lombardia da sola ne incassa più della metà, sommata all’Emilia Romagna incassa quasi quanto tutte le ultime cinque in perdita. Chi vince è sempre al Nord, chi perde, tranne pochi casi, è al Sud, meglio, dal Lazio in giù. Vorrà pur dire qualcosa, questa ennesima conferma. Attrazioni fatali.
Dove e da dove emigrano i pazienti? L’aspetto è interessante da esaminare. Anche per valutare aspetti di “compensazione” tra Regioni, quelle vicine, quelle di confine, dove il marketing è a volte forte e, sostengono alcuni, senza esclusione di colpi, soprattutto da parte delle strutture esterne accreditate. Ma non solo. Ecco così che la Lombardia – tra 936 mln di entrate e 334 mln di uscite – pesca 112 mln dall’Emilia Romagna, ma al tempo stesso ne versa 93,9 di milioni di euro. E al tempo stesso incassa 65,9 mln dal Veneto, pagandone 66,5 e dunque essendo in leggera perdita. E poi ancora pesca 76 mln dalla Campania, 78,9 dalla Puglia, 66,7 dalla Calabria, ben 95,5 dalla Sicilia. Ma anche 63 mln dalla Liguria e 41,8 dalla Toscana. Mentre l’Emilia ha incassi per 46 mln dal Veneto ma ne paga 58, di 53 dalla Toscana a cui però ne paga 19, 34 da Lazio, 44 dalla Campania, 58 dalla Puglia e rispettivamente 34 e 38 da Calabria e Sicilia. Il Lazio per la sua parte fa il pieno in Campania con oltre 76 mln, poi 46 in Calabria e 37 in Abruzzo, Calabria che a sua volta ne versa 34 alla Sicilia. Non è un caso poi che la Lombardia sia la regina delle preferite degli italiani esodati per cure: 76 mln dalla Campania, 80 dalla Puglia, 66 dalla Calabria, 98 dalla Sicilia, 32 dalla Sardegna. Pagandone a sua volta poco o punto. A dispetto delle migliaia di chilometri dei viaggi della speranza e dei mari di mezzo. I migranti della salute superano tutti gli oceani per sognare di vivere. (vai alla fonte)
Il sole 24 Ore sanità – 22 marzo 2017