Sul fronte dell’emergenza da Pfas ora scendono in campo i medici. Una prima iniziativa, da parte di coloro che si occupano della salute dei cittadini residenti nell’area contaminata da sostanze perfluoro-alchiliche, era venuta qualche giorno fa a Vicenza. L’Ordine dei Medici della provincia berica, infatti, ha deciso di costituire una propria commissione interna allo scopo di approfondire le conseguenze che l’inquinamento può portare alla salute delle persone. Ora, a confermare che i medici non hanno avuto indicazioni su come si devono comportare, è il presidente provinciale veronese dell’Ordine, Roberto Mora. Mora lancia un appello, auspicando che finalmente vengano programmate iniziative di formazione da parte delle amministrazioni pubbliche. «Quello che personalmente conosco sul tema Pfas l’ho letto sui giornali o sul web, visto che I’unica volta in cui i medici sono stati invitati a un incontro ufficiale su questo argomento è stata a fine aprile, in occasione della presentazione dello screening sulla salute dei residenti nei Comuni veronesi che rientrano nell’area rossa», afferma Mora.
Il medico ricorda che quell’appuntamento, durante il quale è stato illustrato come funzioneranno i controlli sulla presenza dei Pfas nel sangue e sull’esistenza di patologie ad essi teoricamente correlabili, era stato fissato con soli due giorni di preavviso, in un momento nel quale molti medici avevano l’ambulatorio aperto, cioè alle 18.30 di un venerdì, a ridosso del ponte festivo del primo maggio. «Mi sarei aspettato di ricevere informazioni che invece non ho avuto», sottolinea Mora. «Fra 15 giorni inizieranno ad arrivare gli esiti delle analisi che sono iniziate a inizio maggio e noi medici di famiglia dovremo dare delle risposte ai pazienti, che ognuno fornirà come può», afferma la dottoressa Elisa Dalla Benetta, che vive ed esercita a Zimella.
«Abbiamo fatto in passato corsi di formazione su malattie che mai si sono verificate nel nostro territorio, come l’Eboia o l’aviaria, ma, nonostante se ne parli da quattro anni e anch’io avessi fatto più volte richiesta, l’Ulss non ha mai programmato nessun approfondimento sui Pfas», aggiunge.
«Se si ripeterà quello che è accaduto nel Vicentino, dovremo affrontare un vero e proprio assalto da parte dei nostri assistiti, ma solo chi avrà passato le serate ad ascoltare riunioni e le nottate a cercarsi gli studi scientifici su Internet potrà dare delle indicazioni, che dovrebbero essere oneste e improntate al principio di prudenza», continua la dottoressa Dalla Benetta, secondo la quale c’è il rischio che si crei una gran confusione, perché le parole dei medici non saranno univoche, con conseguente aumento di dubbi e preoccupazione.
L’Arena – 24 maggio 2017