Dal Corriere del Veneto, di Martina Zambon. Il primo attacco viene sferrato di buon mattino da Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri che nel commentare gli assembramenti continui, pur non citandolo, parla del Veneto: «La colpa non è dei cittadini ma di chi si ostina a mantenere la zona gialla nonostante contagi, ricoveri e morti da zona rossa. Per giunta con il numero dei letti di terapia intensiva dopato». Poche parole ma pesantissime. Il presidente della Regione, Luca Zaia, risponde «Non so se si riferisca proprio a noi, ci sono molte regioni in zona gialla». Ma l’interpretazione autentica arriva da Adriano Benazzato, segretario veneto dell’Anaao: «È dai primi di ottobre che le cose hanno iniziato ad andare male. Zaia dice che a tamponi siamo la Ferrari paragonata ad altre regioni che sono come una 500? Ma i tamponi sono lo strumento per scoprire che abbiamo una montagna di contagiati. Gli ospedali in alcune aree sono vicini al punto di rottura e con gli ultimi assembramenti temo che Natale lo festeggeremo con una botta di nuovi ricoveri e, a livello nazionale, qualche migliaio di morti al giorno».
Lo sfogo di Benazzato è fra i più veementi degli ultimi mesi: «Inutile insistere per restare gialli come ha fatto Zaia che ora incolpa l’algoritmo del governo e sì, ovviamente il commento di Palermo era riferito al Veneto». Innesco incendiario è, però, il riferimento alle «terapie intensive dopate». L’indice di occupazione delle terapie intensive è uno dei parametri più pesanti fra i 21 dell’algoritmo e il Veneto ha sempre dichiarato con orgoglio di averne potenzialmente mille. Su questo parametro, fra gli altri, è basata la riconferma in zona gialla settimana dopo settimana. «Se ho 540 posti di terapia intensiva col personale tarato su quei numeri – spiega Benazzato – e già a dicembre 2019 la giunta regionale certificava una carenza di 148 anestesisti come puoi pensare di raddoppiare i posti? Mancherebbero medici e infermieri. Oggi non si sa più dove mettere i malati e su Montebelluna, Villafranca e fino a qualche giorno fa Legnago la situazione è drammatica». Benazzato aggiunge che durante il 2020 almeno 200 medici hanno lasciato o per quiescienza o perché non reggevano più la pressione «per non dire della campagna vaccinale da fare e dell’influenza in arrivo. In questa situazione un presidente di Regione può e deve attivare misure per ridurre il contagio». Un attacco frontale.
Zaia ieri ha specificato: «La dotazione di terapie intensive è nominale perché non ci potrebbe essere mai un organico sufficiente ad alimentarle. Le situazioni di pressione sugli ospedali sono fuor di dubbio e immagino che le condizioni di lavoro non siano delle più felici, i nostri operatori stanno facendo un lavoro ciclopico. Quanto alle intensive, sia chiaro, il piano è stato fatto dai tecnici non dal sottoscritto con due assessori. E ho sempre detto che sarebbe stato necessario chiudere sale operatorie e usare organico di altri reparti. Certo, in un momento come questo, gli apporti dovrebbero essere collaborativi e costruttivi…».
Situazione esplosiva anche in azienda sanitaria a Padova dove, dopo la denuncia di Cgil, Cisl e Uil sulla situazione di insostenibile stress degli infermieri costretti «a portare il pannolone durante il lavoro visto che non c’è neppure il tempo per spogliarsi dei dispositivi di protezione per andare in bagno», la direzione del personale ha sospeso gli incontri sindacali e avviato un’indagine interna. «Siamo estremamente preoccupati – spiega la triplice – per l’interruzione delle relazioni sindacali in un momento così difficile e complesso in cui i problemi bisognerebbe risolverli». Non si contano gli attacchi della politica: Diego Zardini, Pd, scrive: «Zaia si prenda le sue responsabilità». La consigliera regionale dem Anna Maria Bigon sottolinea: «A Verona situazione fuori controllo». Il suo collega Andrea Zanoni, Pd, evidenzia: «Gli obitori degli ospedali sono pieni a Montebelluna e Treviso. Il Veneto è passato da regione modello a regione flagello». E una nota unitaria dei dem a palazzo Ferro Fini stigmatizza: «Sembra ormai che l’unica attività di Zaia sia quella di fare melina e di sfuggire dalle responsabilità. Da un lato scarica sui cittadini la colpa degli assembramenti, dall’altro dice che non tocca a lui controllare e si chiude abbottonatissimo sull’ipotesi di un’ordinanza restrittiva». Intanto +Europa accusa: «Per Zaia la colpa dei contagi è a giorni alterni, dei veneti o del governo».