Non piace e fa anche un po’ arrabbiare i medici la proposta del ministro della Salute Orazio Schillaci di dare un aumento ai camici bianchi che mettono a disposizione più ore di lavoro. In un periodo delicato per la sanità
come questo, proposte del genere possono essere dirompenti. Il sistema pubblico è in grave difficoltà a causa del Covid, che ha ridotto il lavoro sulle altre patologie anche per problemi con gli organici. E in più c’ è la
Finanziaria, che secondo la destra al governo, e quindi anche per il ministro, comunque
qualcosa mette.
«Non è vero – attacca Piero di Silverio, il segretario di Anaao, il principale sindacato degli ospedalieri – Faranno la flat tax che foraggia i medici a gettone. I liberi professionisti passano dal 41 al 15% di tasse, che convenienza ci sarà a stare nel servizio sanitario nazionale?». Il riferimento è a quei dottori che scelgono di lavorare a chiamata soprattutto nei pronto soccorso. Guadagnano 1.200-1.500 euro lordi per un turno di 12 ore. Anaao il 15 dicembre manifesterà a Roma, aprendo una stagione di battaglie. «Non è un’iniziativa di destra o di sinistra, ci rivolgiamo ai cittadini. Devono capire che ci avviciniamo a una Caporetto ». Per Di Silverio «non va bene lavorare di più. I medici abbandonano gli ospedali non a causa degli straordinari ma del lavoro ordinario troppo duro. Non siamo in catena di montaggio, dove più si produce più si viene pagati. È offensivo».
Molto critica anche la Cgil: «Le parole del ministro danno la misura di quanto non conosca la realtà delle aziende sanitarie. In tutti i servizi i medici lavorano già molto di più delle 38 ore settimanali, ogni anno accumulano un extra orario medio di 200 ore che non viene retribuito. Per non parlare delle ferie non godute », dice il segretario nazionale Andrea Filippi. Il presidente della Federazione degli Ordini (Fnomceo) Filippo Anelli chiede risorse: «Non è chiaro quanto viene messo a disposizione dalla manovra. In base ai nostri conteggi andrebbero vincolati 2 miliardi, dei 4,2 di aumento, per i medici. Servirebbero a chiudere i nuovi contratti collettivi di ospedale
e territorio, visto che devono essere ancora chiusi quelli del 2019-2021. Sarebbe un primo segnale». L’ ex ministro Roberto Speranza ieri a Metropolis di Repubblica ha ricordato: «Noi abbiamo messo 10 miliardi in più in 3 anni come non si era mai fatto prima. La consapevolezza di cittadini e istituzioni sul Covid ha spinto a un maggior finanziamento. Non vorrei che chiusa la fase più drammatica si tornasse al passato, a investimenti minori».
Tra il personale ci sono anche gli infermieri. La Fnopi, Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche, ricorda che quelli italiani «sono tra i meno pagati d’ Europa e anche per questo c’ è un esodo verso Paesi
dove gli stipendi sono migliori: oggi lavorano all’ estero almeno 20.000 infermieri che hanno studiato qui»
Repubblica