Alle 10.45 di ieri un’ email del San Gerardo di Monza raggiunge i più importanti centri di rianimazione italiani: «Le terapie intensive sono intasate da pazienti che sono appena usciti dall’Ecmo (il macchinario che si sostituisce ai polmoni, ndr ) o sono talmente gravi da poterne avere bisogno».
Era da anni che non si vedeva un’influenza così virulenta. Il motivo? Le gravi insufficienze respiratorie causate dal virus. La situazione è pesante: solo negli ultimi giorni ben dieci malati hanno dovuto essere attaccati alla macchina che fa riposare i polmoni, un supporto salvavita, ma decisamente invasivo e, dunque, utilizzato in casi molto seri. Almeno quattro — nel giro di 24 ore — le donne in gravidanza o che hanno appena partorito che hanno avuto bisogno di essere aiutate dall’Ecmo (acronimo inglese di ossigenazione extra-corporea con polmone a membrana).
Tra gli ammalati con complicazioni gravi, come spiegano al Policlinico di Milano, soprattutto giovani. E il quadro si va aggravando.
Non è un’influenza qualunque. I medici hanno riconosciuto il virus H1N1, più noto come l’ influenza suina. «Dall’inizio di dicembre al 16 gennaio la rete dei centri di riferimento ha gestito 73 pazienti dei quali 37 trattati con Ecmo — si legge nell’ email —. Il 16 gennaio c’erano in corso 16 Ecmo contemporaneamente. E, da allora, la situazione è andata peggiorando». La fotografia arriva dal San Gerardo di Monza perché il primario Antonio Pesenti è, insieme con Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano, coordinatore della rete dei 14 centri con le macchine salva-polmoni. «A grandi linee — spiegano dal San Gerardo — più dell’80% dei pazienti ha l’influenza A (la maggioranza con conferma H1N1)».
L’allerta è alta: i medici delle rianimazioni sono in costante contatto. «C’è un’attività così elevata che facciamo fatica a far fronte a tutte le richieste — dice Guido Frascaroli, alla guida della Rianimazione cardiologica del Sant’Orsola Malpighi di Bologna —. Così ci aiutiamo anche da una Regione all’altra a seconda delle necessità. E, purtroppo, il picco dell’influenza non è ancora stato raggiunto. L’apice dei contagi è previsto per i primi 15 giorni di febbraio». Numeri simili non si ricordano almeno dall’inverno 2009/2010, proprio l’anno del famoso allarme per l’ influenza suina .
Per gli esperti le complicazioni sono più gravi del normale perché la popolazione si è vaccinata poco, complice lo scandalo (poi rientrato) su possibili morti da vaccino. «È l’effetto del susseguirsi di notizie allarmistiche sui presunti effetti collaterali del vaccino — sottolinea Zangrillo —. La campagna antinfluenzale andava sponsorizzata di più».
Secondo il rapporto Influnet dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana si sono ammalati 519 mila italiani, portando il totale dall’inizio della stagione influenzale a un milione 911 mila casi. I più colpiti i bambini: nella fascia di età tra gli 0 e i 4 anni l’incidenza è di 23 casi ogni mille assistiti.
E gli esperti si stanno già organizzando per estendere lo studio scientifico del fenomeno. Il titolo: «Ecmo per grave insufficienza respiratoria da influenza H1N1 in una popolazione con bassa incidenza di vaccinazione».
Simona Ravizza – Corriere della Sera – 22 gennaio 2015