Alessandra Ziniti, Repubblica. Una cosa sono i video di centinaia di ragazzi, seppure assembrati e seppure senza mascherina, che ballano nelle spiagge diventate discoteche a cielo aperto mentre quelle “vere” restano chiuse. Altra cosa sono le immagini dei gruppi che arrivano in piazza con coltelli in tasca e bombe carta. L’allarme movida che turba ormai da giorni il sonno di molti prefetti e questori, e naturalmente del Viminale, è tutto in questo discrimine: separare la gestione di quella che viene definita la «movida sostenibile», il ritorno alla socialità di milioni di ragazzi la cui sofferenza psicologica dopo un anno e mezzo di restrizioni sembra inevitabilmente destinata a esplodere nel rifiuto del rispetto delle poche regole rimaste, dal rischio di una violenza di frange forse persino organizzate pronte alla guerriglia con le forze dell’ordine.
«Io non penso che la movida sia un fenomeno da sconfiggere. Ritengo invece che sia un segno di ripartenza che va fatta però con i dovuti criteri e modi, nel rispetto delle regole. Il fatto di essere fuori è una ripartenza per tutti. Servono sì controlli, ma anche educazione e senso civico. Noi interverremo sulle intemperanze e sul mancato rispetto delle regole», dice il capo della Polizia Lamberto Giannini a Firenze. E proprio il capoluogo toscano si propone come città pilota di un progetto di best practice che, utilizzando il fondo per la sicurezza urbana, proverà a coinvolgere altre figure (diverse dalle forze dell’ordine) nel “governo” di quella che si annuncia come una estate caldissima con la fine del coprifuoco ormai prossima in tutta Italia e il ritorno alla vita nottuna e non solo. Dagli steward ai volontari dei carabinieri in congedo ai comitati di cittadini per provare a far sì che le città tornino ad animarsi evitando degenerazioni violente e ripresa dei contagi.
Ormai da settimane i centralini delle questure, soprattutto nei weekend, sono bersagliati da migliaia di telefonate di cittadini che segnalano assembramenti di giovani, risse, vie e piazze, classici luoghi di ritrovo ormai diventati invivibili per i residenti. E da diverse città d’Italia, comitati civici hanno scritto al Viminale chiedendo di frenare la concessione indiscriminata del suolo pubblico ai locali, bar, pub e ristoranti, facilitata da tutti i sindaci per sostenere la ripresa delle attività economiche dopo mesi di chiusura. «Non riusciamo a tenere tutto insieme. Dobbiamo anche lentamente recuperare una gestione normale della città. Dopo il Covid devono tornare anche le regole», dice il sindaco di Firenze Nardella.
La soluzione di certo non è la militarizzazione delle città nè delle località turistiche dove i sindaci sono già in difficoltà ad ogni weekend. Da Jesolo a Marina Marittima, i video delle risse dell’ultimo fine settimana sono diventati virali sui social, quasi un invito a sfidarsi al prossimo appuntamento tra gruppi rivali.
Sono armi spuntate quelle con cui il Viminale affronta questo nuovo risvolto della pandemia: ordinanze antialcol e antistazionamento dei sindaci, limitazioni agli accessi nelle zone calde, mappatura settimanale del rischio e i Daspo Willy, dal nome del giovane cuoco capoverdiano ucciso a Colleferro in una rissa. Sono centinaia i decreti di allontanamento dalle zone dei locali pubblici firmati dai questori in tutta Italia, da Roma a Milano, da Bologna a Padova, moltissimi a carico di minorenni, spesso anche ragazze.
Il divieto di vendita di alcolici fuori dai locali fin da metà pomeriggio per evitare che scorrano fiumi di alcol sulle spiagge e per strada e che i ragazzi possano ritrovarsi con bottiglie di vetro trasformate in armi è il tema di decine di ordinanze già adottate in tutta Italia ma difficili da far osservare.
Restano le preoccupazioni del Viminale per le possibili infiltrazioni di frange violente nelle piazze della movida, sul modello francese. Così come accaduto a Parigi e in altri centri della Francia, molti degli scontri con le forze dell’ordine sono stati provocati da gruppi arrivati in piazza con bombe carta. Anche per questo lo schieramento di reparti in tenuta antisommossa nelle piazze della movida sarà solo l’extrema ratio di una strategia che punta alla gestione della movida sostenibile .