Devono evidentemente scontare ancora molto, i dipendenti pubblici. Quella crescita dei salari che negli anni è stata più forte che nel privato, come ha denunciato Bankitalia, e forse l’intoccabilità del posto fisso a dispetto della crisi economica. Sta di fatto che è di nuovo sugli statali che si stanno concentrando in queste ore le attenzioni della Ragioneria generale dello stato alle prese con il decreto correttivo d’estate. Nel frattempo che si decidono i tempi della manovra 2011-2012 (in una sola tranche entro fine giugno, oppure scaglionata tra luglio e ottobre), i tecnici del dicastero dell’Economia hanno messo a punto una simulazione sui possibili risparmi che possono giungere dal pubblico impiego.
L’ipotesi che ha preso piede a via XX settembre è quella più semplice: nuovo blocco del rinnovo dei contratti dei dipendenti statali e della scuola. La sospensione dei contratti è stata già fatta con la manovra 2010, verrebbe così estesa fino al 2015. Due anni in più, che assieme al blocco del turn over frutterebbero tra i 3 e i 4 miliardi di euro. Il condizionale è ancora d’obbligo, visto che la quadra sulla manovra oggi è più difficile di due settimane fa, quando le sberle delle amministrative e del referendum non erano arrivate. Ora le variabili in gioco sono aumentate, c’è l’incognita della Lega e di Pontida, le verifiche parlamentari sul nuovo assetto di governo, il voto di fiducia sul dl sviluppo, la resa dei conti interna al Pdl…Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, si muove su un terreno minato. In cui deve stare attento a non perdere l’appoggio dei due sindacati moderati, Cisl e Uil. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, ha già messo le mani avanti: «Nuove manovre sul pubblico impiego non siamo in grado di reggerne», ha detto dopo la lettura dei dati della relazione di Banca d’Italia che ha denunciato come la crescita delle retribuzioni dei dipendenti pubblici abbia seguito un trend tre volte più rapido rispetto a quello vissuto nel mondo privato: +22.4% dal 2002 a oggi.
Il decreto n. 78/2010 ha cambiato le cose, bloccando i rinnovi contrattuali dei travet fino al 2012 e gli aumenti stipendiali di fatto fino al 2013. L’ipca, il nuovo indice che rileva il tasso di inflazione a cui rinnovare i contratti, stima dal 2011 al 2014 un adeguamento al 6%. Con il rinnovo del blocco dei contratti si avrebbero dai 3 ai 4 miliardi di risparmio. È questa l’ipotesi più aggressiva, su cui però l’Economia rischia un no deciso dei sindacati. C’è poi un piano B, che parla di blocco per un solo anno realizzato utilizzando la stessa formula della passata manovra estiva: i dipendenti pubblici non potranno godere di trattamenti salariali più alti di quelli goduti nel 2009. Il che non impedisce di rinnovare i contratti ma ne sterilizza gli effetti in busta paga. In questa seconda ipotesi, si risparmierebbero sui 2 miliari di euro.
Il decreto correttivo sarà seguito dalla delega fiscale. Sul punto Tremonti è stato chiaro: si può parlare di riforma fiscale ma solo a manovra incardinata. Quale riforma, anche su questo Tremonti sembra avere già tutto pronto: un sistema Irpef con tre aliquote, «le più basse possibili», ha annunciato ieri all’assemblea di Confartigianato, «anche per uscire dalla spirale tasse alte-alta evasione». E bisogna semplificare il sistema attraverso la concentrazione dei tributi, che dovranno confluire in cinque imposte. Prima però bisogna trovare la copertura. Le risorse arriveranno da diverse voci, ma sarà la politica a dover dare il buon esempio, tagliando i suoi costi. Il ministro dell’economia ha sottolineato poi la necessità di tagliare i regimi di favore inutili, togliendo gli assegni assistenziali a «quelli che hanno i suv». Una linea questa auspicata anche dalla Lega Nord che ha chiesto una revisione del sistema di welfare per i redditi alti.
Italia Oggi – 15 giugno 2011