La curva non scende, anzi fa un passettino in su. Ieri si è conclusa la sesta settimana consecutiva da oltre 400 mila casi. L’Italia si trova da metà marzo su un grande plateau e l’atteso calo primaverile ancora non si è visto, soprattutto a causa della contagiosità di Omicron. Di contro, a tranquillizzare è la situazione degli ospedali, dove l’occupazione dei letti è piuttosto bassa.
Anche di questi dati terranno conto questa settimana il ministro alla Salute Roberto Speranza e i suoi esperti, che devono decidere cosa fare con le mascherine dal primo maggio, quando teoricamente anche l’obbligo di indossarle al chiuso cadrà. Quasi certamente verranno mantenute sui mezzi di trasporto, nei luoghi di lavoro e a scuola. In dubbio nei cinema, teatri e negozi. Nella settimana che si è conclusa ieri i nuovi casi sono stati 420.457, contro i 416.362 della precedente. Si tratta di meno dell’1% in più, ma è la prima risalita dopo tre settimane di discesa. A fare invertire la curva ha quasi sicuramente influito l’effetto Pasqua con i viaggi e gli assembramenti.
A colpire, inoltre, è la mancata discesa dei contagi. «Il dato è abbastanza sorprendente — dice l’epidemiologo dell’Università di Milano Carlo La Vecchia — Dopo una leggera discesa iniziale, infatti, di solito la curva cala più rapidamente. Adesso invece assistiamo a un livellamento ». La Vecchia sottolinea come anche la positività ai tamponi sia alta. Oltretutto certamente non sono censiti moltissimi positivi, perché le persone si fanno i tamponi a casa, senza ufficializzare l’infezione. «Quando c’era la Delta — dice La Vecchia — le persone avevano timori quando avvertivano i sintomi del Covid. Così si rivolgevano al medico, facevano i tamponi alla Asl o in farmacia. Adesso tutti vedono amici o parenti che se la cavano in pochi giorni con sintomi blandi. Così in molti si fanno solo il test casalingo. Certamente la sotto registrazione è massiva».
I positivi al coronavirus, secondo i dati del ministero, sono 1,2 milioni ma per l’epidemiologo milanese, il numero potrebbe almeno essere doppio. C’è tuttavia un elemento che tranquillizza: l’occupazione dei posti letto negli ospedali non cresce. In tutto i ricoverati sono circa 10 mila da ormai un mese, dei quali circa 400 in terapia intensiva. Un anno fa, quando i casi settimanali erano un quarto degli attuali, i ricoverati erano circa il doppio. «È l’effetto dei vaccini e anche di Omicron, responsabile di una forma di malattia che non scende quasi mai ai polmoni — dice La Vecchia — Tra l’altro, come noto, negli ospedali, soprattutto nei reparti ordinari ma anche nelle intensive, molti sono classificati come positivi al Covid ma i problemi sono di altro tipo. Certo, abbiamo 140 morti in media al giorno in una settimana».
Ci vorrà ancora un po’ di tempo per osservare un calo netto della curva, ma ci sarà. «Non ci porteremo dietro all’infinito tutti questi casi — spiega La Vecchia — Quando il numero di persone infettate da Omicron sarà abbastanza alto, perché avrà contagiato buona parte degli italiani, finalmente vedremo cal are la curva. Con questi dati e questa situazione degli ospedali siamo entrati nel periodo di convivenza con il virus ».
Repubblica