Sanità, turismo e viaggi. Sono questi i settori che, secondo le elaborazioni di InfoCamere su un campione di quasi 370mila bilanci in utile, nel 2015 conquistano il podio nella creazione del valore aggiunto.
Sul gradino più alto l’eterogeneo mondo di attività che spazia dagli ospedali agli studi medici, che in dodici mesi hanno aumentato di un quinto fatturato e ricchezza prodotta. Nell’anno dell’Expo l’industria dell’ospitalità e dei viaggi ha mancato di poco il +18% e precede il commercio. In termini di valore sono quest’ultimo, con 359 miliardi di produzione e 42,5 di valore aggiunto, e il manifatturiero (396,4 miliardi e quasi 98,9 miliardi di valore aggiunto) le due colonne portanti dell’economia nazionale, con un peso che si avvicina ai due terzi del totale. Dall’industria, però, arrivano segnali meno vivaci, perché la sua ripresa rispetto al 2014 rimane al di sotto della media.
Certo, lo scenario non è uguale per tutti, come ricorda Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. «Nel settore farmaceutico il valore aggiunto è aumentato, tra il 2010 e il 2015, del 14%, con un incremento tra i più alti tra tutti i settori manifatturieri – spiega -. Un risultato frutto dei massicci investimenti (+16% dal 2013, ndr) che hanno fatto crescere innovazione e valore dei beni prodotti». Lo scorso anno il comparto ha visto un giro d’affari di oltre 30 miliardi e un export al 73%, circa 22 miliardi. «Ora serve una nuova governance per essere al passo con le attuali esigenze della sanità e per continuare a fare impresa nel nostro Paese – aggiunge Scaccabarozzi- garantendo al contempo la sostenibilità dei nostri investimenti diretti e in occupazione».
Lino Stoppani, presidente Fipe (pubblici esercizi), preferisce ricordare che il valore aggiunto è inferiore di circa un miliardo rispetto al 2008, l’ultimo anno pre-crisi: «Nel turismo la produttività continua a essere il tallone d’Achille, perché oltre a essere bassa non riesce a crescere. Inoltre, considerando le circa 350mila imprese in attività, registriamo un tasso medio di crescita assai più contenuto, ma per fortuna positivo. A prezzi costanti il valore aggiunto lo scorso anno ha segnato un +1,6% grazie soprattutto alle buone performance della domanda internazionale».
In termini di ricchezza prodotta sono in sofferenza i comparti dell’intrattenimento (-1,1%), della fornitura di luce e gas (-5,5%) a causa del crollo del greggio, la finanza e le assicurazioni (-9%) per finire con le attività estrattive. Migliora invece lo stato di salute di costruzioni, trasporti, tlc, agricoltura e istruzione.
Il Sole 24 Ore – 5 settembre 2016