Giuseppe Caporale. I circhi condannati per «sevizie », «lesioni» e «crudeltà» contro elefanti, giraffe, tigri e parecchi altri animali chiedono e ottengono, ancora oggi, i soldi pubblici del Fondo unico dello spettacolo. Negli ultimi cinque anni i finanziamenti elargiti alle strutture che organizzano spettacoli circensi con animali ammontano a 30 milioni di euro. E tra questi beneficiari ci sono dieci circhi condannati o ancora sotto processo per maltrattamenti. Lo rivela un dossier-denuncia della Lav, la lega antivivisezione.
Il circo Aldo Martini, condannato dal tribunale di Bologna per sevizie nei confronti di una giraffa, ha ricevuto 92 mila euro, racconta il dossier. Mentre il circo Città di Roma, condannato in via definitiva «per aver detenuto elefanti in condizione di quasi immobilità» ha ottenuto quasi 300 mila euro. Il circo Folloni, invece, condannato dal tribunale di Milano per «aver immobilizzato un elefante sotto il tendone a una tavola di legno di mq 6 circa, legandolo con due catene (una alla zampa anteriore sinistra, l’altra alla zampa posteriore sinistra) fissate alla tavola» ha ottenuto 70 mila euro di soldi pubblici.
E la lista è ancora lunga. Sotto processo per «maltrattamenti e detenzione incompatibile » sono anche il circo Darix Togni (518 mila euro), il circo Caroli (53 mila euro), il circo Medrano (1.884.483 euro), l’American Circus (1.447.228 euro) e il circo Martin (68 mila euro). «Questo scandalo tutto italiano deve finire» accusa Gianluca Felicetti, presidente della Lav, «perché non solo è contrario alla coscienza civica dell’utilizzo responsabile del denaro pubblico, ma è anche in antitesi al sentire comune degli italiani che vede il 68,3% dei cittadini contrari ai circhi con animali (rapporto Eurispes 2015 ndr)».
«La legge prevede che i circhi non possano essere beneficiari di finanziamenti pubblici, esclusivamente se condannati in via definitiva per maltrattamento di animali o se riconosciuti colpevoli di violazioni di disposizioni normative statali e dell’Unione Europea in materia di protezione degli animali» prosegue Felicetti, «ma anche questa norma è puntualmente disattesa». Sono circa cento, invece, le strutture circensi operative in Italia che tengono in cattività circa duemila animali. E nel dossier c’è tanto di elenco degli animali «detenuti»: 400 cavalli, 50 zebre, 80 bovini, 10 bisonti, 140 tra cammelli e dromedari, 60 lama, 9 giraffe, 6 rinoceronti, 20 ippopotami, 50 elefanti, 160 tigri, 60 leoni, 350 volatili, 20 mammiferi marini, 60 pinguini, 400 rettili, 250 serpenti, 50 coccodrilli e 200 pesci.
«Firmando la nostra petizione, a partire dal 14-15 marzo in centinaia di piazze d’Italia, chiederemo al ministro dei beni e attività culturali Dario Franceschini e al parlamento di ridurre i contributi al circo con animali, fino al completo azzeramento nel 2018, portando così ad attuazione l’impegno preso dal senato nel 2013 in un ordine del giorno votato sia dalla maggioranza che dall’opposizione ».
E c’è anche un altro paradosso. Se sono tanti i soldi per i circhi con animali, paiono invece inesistenti quelli da destinare alla «riabilitazione» degli animali sequestrati in seguito ad inchieste sui maltrattamenti. «Durante l’iter processuale, infatti, gli animali posti legalmente sotto sequestro preventivo, vengono spesso affidati dalle procure allo stesso circo indagato per maltrattamento, a causa dell’assenza dei centri di recupero che dovrebbero ospitarli e riabilitarli, e dei finanziamenti pubblici per provvedere al loro sostentamento» conclude Felicetti.
Repubblica – 9 marzo 2015