Il Corriere del Veneto. Non solo lupi. La natura avanza e la nuova emergenza, segnalata in primis da Coldiretti con manifestazioni in tutta Italia, Venezia inclusa, sono i cinghiali che, moltiplicatisi, seminano distruzione nei campi coltivati e nei preziosi vigneti veneti. Soprattutto sui Colli Euganei. Non a caso il senatore Udc padovano, Antonio De Poli, sostiene la battaglia degli agricoltori e annuncia una interrogazione la prossima settimana in Senato al ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli. L’obiettivo, ampiamente sostenuto anche dalla maggioranza in consiglio regionale, è di modificare la legge nazionale del ’92 prevedendo la possibilità di contenimento della fauna selvatica. «Dobbiamo trovare una soluzione strutturale al problema – dice De Poli – ma, allo stesso tempo, è indispensabile che il Governo preveda un Fondo nazionale di ristoro a beneficio di coloro che subiscono danni diretti e indiretti dai predatori selvatici».
La parola chiave è «selvatici». La natura che torna a riprendersi le città, ultima solo in ordine di tempo è l’incursione di un capriolo in centro a Treviso all’alba. A spaventare, però, sono i lupi che fanno scempio di bestiame sull’Altopiano di Asiago come in Lessinia e, appunto, i cinghiali con il loro proliferare fuori controllo. Tanto che ieri, lo stesso Patuanelli concedeva: «La fauna selvatica è di proprietà dello Stato e lo Stato non può, con la sua proprietà, creare danno ai cittadini. La situazione non può più continuare cosi. Vi posso assicurare il mio massimo impegno». Persino il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, annuncia che di cinghiali parlerà con il premier Mario Draghi.
Non resta a guardare la Regione che con il presidente Luca Zaia in persona tuona: «Oggi sui cinghiali si fa una caccia di selezione, ma non basta. Il Veneto persegue il progetto di renderlo specie cacciabile, che renderebbe più facile questo percorso. Spero che il governo si decida una volta per tutte a riconoscerlo». Il piglio è quello delle battaglie di primo piano. Perché, di fatto, non si tratta di semplicistica contrapposizione fra cacciatori e ambientalisti bensì di economia. «Con l’agricoltura – sottolinea Zaia – facciamo qualità, facciamo identità e facciamo turismo e conservazione del territorio. Lo diciamo a chi, lontano dall’agricoltura, pensa che gli agricoltori se ne siano inventata un’altra: ammazzare tutti i cinghiali. No, i cinghiali sono un problema, e oggi l’ecosistema è saltato, gli agricoltori ci rimettono, nelle produzioni, nella programmazione. In molte realtà i cinghiali sono in super-eccesso, e quindi il tema non è più contenibile pensando a una “civile convivenza”». Un fronte che sembra unire maggioranza e opposizione. Al presidio di Coldiretti della stazione di Santa Lucia, a Venezia, c’erano anche l’assessore regionale all’agricoltura, Cristiano Corazzari, e rappresentanti di tutti i gruppi consiliari veneti. Le sfumature, comunque, ci sono, Cristina Guarda di Europa Verde chiede che il contenimento dei cinghiali sia fatto attraverso la sterilizzazione e non l’abbattimento. La risposta del collega Joe Formaggio è adamantina: «l’unica soluzione è l’abbattimento», quella di Nicola Finco, vicepresidente leghista, è altrettanto dura: «La proposta del vaccino immunocontracettivo da parte dell’opposizione è ridicola: impensabile pensare di sterilizzare 90mila cinghiali che, oggi come oggi, scorrazzano indisturbati dalla campagna fino in città». Sullo sfondo, ma neppure troppo, c’è il «blitz estivo», secondo l’accusa delle opposizioni in Regione, sul piano faunistico venatorio scaduto da 9 anni e presentato, senza regolamento, pochi giorni fa in commissione con l’obiettivo di un’approvazione lampo entro il mese di luglio. L’opposizione su questo è decisa: «Non esiste, questa la bloccheremo».