Anche le ultime bobine arrivate dallo stabilimento di Foggia sono difettose. La carta adesiva a triplo strato si scolla, e sarà impossibile utilizzarla per stampare i bollini che si applicano sulle scatole dei medicinali prima della loro immissione sul mercato.
L’Istituto Poligrafico dello Stato, titolato per legge alla produzione, ha già accumulato un ritardo enorme: settanta milioni di contrassegni, equivalenti ad altrettante scatole di farmaci che languono negli stabilimenti dei produttori. E la situazione, considerato pure l’incidente della carta, non sembra destinata a migliorare rapidamente.
La Farmindustria è molto preoccupata. «I produttori continuano a segnalarci problemi, anche seri, sulla fornitura dei bollini. Se va avanti così, prima o poi i pazienti avranno difficoltà a trovare i medicinali in farmacia» dice il presidente, Massimo Scaccabarozzi. «Il Poligrafico — aggiunge — si è impegnato a recuperare al più presto, in questi primi giorni di aprile, almeno sulle urgenze». In pratica, si stanno selezionando i medicinali da inviare prima sul mercato. «Diamo la precedenza ai farmaci salvavita, ma tutti i giorni servono anche gli antibiotici, gli anticoagulanti, le insuline… È una situazione incresciosa, speriamo che il Poligrafico la risolva nel più breve tempo possibile» dice Scaccabarozzi.
La carta difettosa è un guaio serio, ma il vero problema è un altro. Normalmente il Poligrafico, che a tutti gli effetti è rimasta l’unica azienda manifatturiera interamente controllata dallo Stato, produce solo una parte dei 2,3 miliardi di bollini farmaceutici che vengono stampati ogni anno. Circa un quarto. Il resto della produzione viene appaltata a stampatori «fiduciari» esterni attraverso una gara. Il mercato, considerata l’estrema sofisticazione delle macchine da stampa, che in pratica sono tutte dei prototipi, è molto ristretto. Ma competitivo.
Un rotolo di mille bollini viene venduto dal Poligrafico alle imprese farmaceutiche a 26 euro. All’istituto, secondo fonti interne, la produzione costerebbe circa 18 euro. Ma le tre imprese esterne che si sono aggiudicate l’ultima gara (5,2 miliardi di bollini) l’hanno spuntata offrendo prezzi di gran lunga più bassi: una 13,6 euro, un’altra 12,4, la terza appena 9. La metà del costo di produzione interna del Poligrafico.
Il contratto con le tre imprese è scaduto all’inizio di quest’anno. Già verso la fine dell’anno scorso, tuttavia, il Poligrafico, guidato dall’amministratore delegato Paolo Aielli, aveva deciso, sorprendentemente, di trasferire all’interno tutta la produzione dei bollini. Subito sono state acquistate le nuove macchine da stampa per far fronte alle maggiori necessità produttive, con una spesa di almeno undici milioni di euro. Queste, però, saranno consegnate solo nei prossimi mesi. Il parco macchine per sostenere l’intera produzione dei contrassegni farmaceutici, tra installazione, collaudi e rodaggi, dovrebbe essere a regime solo ad estate inoltrata. E chissà, per inciso, quanto lavorerà questo parco macchine, visto che il bollino è destinato a cambiare, non fosse altro per la diffusione della ricetta elettronica, se non a sparire del tutto .
Nel frattempo i bollini che servono oggi sono quasi finiti. Il Poligrafico non riesce a stare dietro alle necessità del mercato. E un nuovo bando per la fornitura di altri 800 milioni di contrassegni che, a fronte delle prevedibili difficoltà, si era ipotizzato di fare a inizio anno è saltato. In più ci sono i problemi della carta. Non è la prima volta che l’Istituto incappa in problemi produttivi del genere. Con i bollini, come con le targhe degli autoveicoli, altra sua «esclusiva». All’inizio del 2015, in molte province, decine di migliaia di automobili nuove, in mancanza delle targhe, hanno dovuto attendere settimane per l’immatricolazione.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 7 aprile 2015