La storia. Affittuario moroso non può essere cacciato: in casa ci sono 20 mici. Una lettera dall’Asl arriva al padrone di casa: è lui che deve occuparsi degli animali
Gli inquilini con gatti o cani che non pagano l’affitto non possono essere sfrattati. O almeno, la pratica si complica e di parecchio. Lo ha capito bene anche il proprietario di un appartamento in centro a Milano in via Anfossi. Da oltre due anni l’affittuario aveva smesso di pagargli il canone. Più o meno ventimila euro di morosità. Pochi giorni fa, sembrava la volta buona per il padrone di casa. Finalmente, dopo mesi e mesi di paziente attesa, avrebbe riavuto il suo appartamento. Le pratiche erano partite: quella mattina lui, l’ufficiale giudiziario, il fabbro, si erano presentati alla porta dell’inquilino moroso. Sembrava ormai questione di ore, di minuti. E invece no. La sorpresa è arrivata appena la «squadra» ha aperto la porta e si è trovata davanti a una vera e propria colonia di gatti. Ben venti felini condividono l’appartamento con l’affittuario. Parte immediatamente lo stop all’azione. L’ufficiale giudiziario blocca tutto. Non si può sgomberare senza tenere conto degli animali. La trafila è lunga, deve intervenire il Servizio di Sanità Animale per gli accertamenti sanitari, e non da ultimo trovare un posto per sistemarli. Il proprietario di casa ha già capito. Quei gatti sono l’ultima carta dell’inquilino che non paga. Con loro dentro, mandare fuori lui diventa molto complicato e il suo diritto di proprietà diventa relativo. I tempi si allungano, passeranno ancora mesi, se non anni prima di liberare la casa. Ma non solo. Arriva una lettera dall’Asl di Milano che più di una doccia fredda sembra un paradosso. L’oggetto della missiva è chiaro: «pagamento per prestazioni richiesta da privati: assistenza di personale dipendente del Servizio di Sanità Animale per intervento di sfratto». Insomma il proprietario ora deve pagare di tasca sua. Ma il peggio per lui arriva dopo, quando in fondo con un Nota bene l’ufficio gli spiega che comunque il canile non può intervenire. «Nel caso specifico -si legge nella lettera-in considerazione del fatto che il numero di gatti presenti è molto elevato il ricovero, anche temporaneo, presso il Canile Sanitario non risulta possibile». Il danno e la beffa. Tocca a lui, se vuole riavere il suo appartamento libero, una sistemazione per queste venti bestiole. «Una cosa non semplice», commenta l’amministratore dello stabile. «Il Comune ci ha già spiegato che gli animali dovranno essere affidati a strutture competenti e autorizzate». E ci mancherebbe. I gatti certo non hanno nessuna colpa in questa storia di litigi e di affitti non pagati. A loro va senza dubbio garantito un posto accogliente. Ma ci si chiede: perché a pagarne le conseguenze deve essere il padrone di casa che per l’ennesima volta sfumare il suo diritto di proprietà? «Il proprietario – continua l’amministratore – è disperato. Abbiamo fatto un calcolo: mantenere venti gatti nelle strutture autorizzate costa caro, settecento euro al giorno. E come si fa?». Certo è che, questo «intoppo» rende sempre più difficile riaffermare perii proprietario il suo diritto di proprietà. Sorge un dubbio. E se questo escamotage venisse utilizzato da tutti quegli inquilini che da anni non pagano l’affitto?I padroni di casa sono avvisati.
Giornale di sabato 15 ottobre 2011