Habemus Def. Ma quanti soldi per la sanità ci saranno nel 2017 ancora non è dato sapere. La linea del Governo in proposito è ormai definita. “Lo diremo nella legge di Bilancio” ci ha detto ieri notte Renzi, interrogato in proposito da un nostro giornalista al termine della riunione del Consiglio dei Ministri che aveva appena approvato la Nota di aggiornamento al Def 2016.
Un aggiornamento doveroso, ma più per motivi di protocollo legislativo-istituzionale che per altro, dato che la “ciccia”, come lo stesso Renzi l’ha definita, starà nella legge di Bilancio del 20 ottobre.
Una reticenza a dare i numeri (non solo quelli della sanità, va detto) che fa capire come la quadra della prossima manovra sia ben lungi dall’essere stata raggiunta.
E per la sanità appare ormai certo che non ci saranno i 2 miliardi in più previsti dall’intesa Stato Regioni dell’11 febbraio scorso, quando l’asticella del fondo sanitario era stata fissata a 113 miliardi per il 2017 e a 115 nel 2018.
Ieri al question time alla Camera anche il ministro Lorenzin sembrava ormai rassegnata a rinunciare a quei 2 miliardi in più sui quali ci sperava convinta fino a poche settimane fa.
“Quanto al livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato – ha detto Lorenzin – evidenzio che, nonostante la crisi economica, il livello di finanziamento ha sempre mantenuto un andamento tendenzialmente crescente su base annua, siamo partiti nel 2013 da un livello di finanziamento pari a 107 miliardi di euro per arrivare al 2016 a 111 miliardi di euro. Questi sono i dati di fatto ad oggi, a breve si aprirà, com’è noto, la sessione di bilancio e come Ministro della salute ritengo doveroso continuare a lavorare per obiettivi, come è stato fatto negli ultimi due anni. Per il 2017 le priorità devono essere le politiche del personale sanitario e garantire la dispensazione dei farmaci innovativi in particolare di quelli oncologici di nuova generazione con risorse adeguate e certe”.
Tradotto, andrà bene se il fondo arriverà a 112 miliardi. Una cifra sulla quale stanno del resto cominciando a fare i conti anche le Regioni, preoccupatissime di dover far quadrare i bilanci in vista del rinnovo di contratto e convenzioni, considerando anche che, a quanto si dice, ambedue le poste saranno poste a carico del Ssn. Compresa la parte relativa ai dipendenti del Ssn, i cui oneri dovrebbero essere stralciati dal computo dei costi per i rinnovi complessivi della PA e “scaricati” sul Ssn in qualità di “loro” datore di lavoro.
E poi, come se non bastasse, c’è la posta del fondo per l’innovazione (epatite C e cancro, soprattutto) da rifinanziare e anche quella dovrebbe stare nel miliardo in più.
Questo è quanto possiamo dire al momento.
Cesare Fassari – Quotidiano sanità – 29 settembre 2016