Nicola Pinna. L’esercito nero inizia la sua battaglia all’alba. Va osservato da lontano e in silenzio. Il piano è collaudato, organizzato alla perfezione. I voli di ricognizione servono a individuare l’obiettivo ed evitare il nemico umano. In un attimo scatta l’assalto. L’azione dei cormorani nelle lagune della Sardegna sembra studiata da un generale di corpo d’armata: catturare il più possibile e fare in fretta. Il sole è sorto giusto da cinque minuti e gli uccelli spuntano a razzo dai canneti.
Individuano i branchi di cefali (che qui da sempre si chiamano «muggini») e organizzano la cattura. Si dividono in due gruppi: uno colpisce e l’altro protegge la zona.
«Così riescono a spaventare i pesci, li costringono a spostarsi verso la riva: li bloccano e attaccano – racconta Carlo Orrù – Sono capaci di individuare la preda anche quando l’acqua è torbida, hanno una sorta di radar che li aiuta». La «contraerea» dei pescatori entra in azione quasi in contemporanea. Ma sull’altro fronte sono molto più veloci. «La guerra, finora, la stanno vincendo loro – dice sconsolato Carlo Orrù -. Noi non abbiamo armi a disposizione. Finché non ci daranno il permesso di imbracciare i fucili, non potremo far nulla per combattere gli assalti dall’alto».
Negli stagni dell’Oristanese, i pescatori si sono organizzati in due turni: quelli che buttano le reti in acqua e quelli che devono inseguire i cormorani. «Stiamo solo sprecando carburante, perché loro non si arrendono. Sono tantissimi, più del solito. Ognuno si mangia quasi un chilo di pesce al giorno. Non ci stanno lasciando nulla».
Per i 150 operatori dello stagno di Cabras, diventato famoso per la produzione della bottarga, questo teoricamente non sarebbe un periodo di crisi. La pesca e la vendita dei cefali assicurano ancora buoni affari. D’inverno, però, ci sono sempre ospiti incomodi: i cormorani, appunto. Svernano in Sardegna e fanno la spola col Nord Europa: sono voraci ma super protetti. «La presenza è quasi raddoppiata nel giro di un paio d’anni – denuncia il presidente della Coldiretti di Oristano, Giuseppe Casu -. Rispetto al 2008, l’incremento è addirittura dell’86 per cento. I danni diretti di almeno due milioni e mezzo di euro».
Sui numeri e sulle strategie per fermare l’assalto alle lagune si combatte in questi giorni anche un’altra guerra. Quella tra i pescatori e le associazioni ambientaliste: «Dati scientifici, ufficiali e complessivi al momento non ce ne sono – ribatte Stefano Deliperi, responsabile del “Gruppo d’intervento giuridico” -. Secondo alcuni censimenti, i cormorani che scelgono la Sardegna per svernare dovrebbero essere tra i 12 e i 18 mila. Altri studi, però, ci dicono che questi tendono a cibarsi di pesci di piccole dimensioni, cioè non commerciabili. Inutile addossare agli uccelli le responsabilità che derivano dalla cattiva gestione dei compendi ittici».
La Stampa – 9 dicembre 2015