I colletti bianchi sono sempre più sporchi. Soprattutto in Veneto dove, con riferimento al complesso dei reati contro la pubblica amministrazione accertati in Italia, nel 2014 la guardia di finanza ha operato quasi un quinto degli arresti e un decimo delle denunce, praticamente raddoppiate rispetto al 2013.
Numeri trainati dall’operazione «Antenòra», fondamento investigativo dell’inchiesta sul Mose di Venezia coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, che nei giorni in cui Sky fa rivivere con la fiction il clima del 1992 dice: «Sono passati vent’anni da quando feci il processo a Bernini e De Michelis e inquisii le coop rosse, prendendomi pure del visionario, ma continuo ad essere così impegnato con la Tangentopoli vera da non avere nemmeno il tempo di vedere quella televisiva».
Corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, turbativa degli incanti, frode nelle pubbliche forniture. Per queste ipotesi di reato lo scorso anno i finanzieri veneti hanno denunciato 387 persone (il 10% del totale nazionale), traendone in arresto 40 (quasi due su cinque, nel raffronto complessivo). Cifre considerevoli, tanto più se accostate a quelle registrate fra gennaio e ottobre dell’annata precedente, quando i deferimenti all’autorità giudiziaria erano stati 157, di cui 44 in stato di arresto. «Le più significative voci di spesa pubblica oggetto di attenzione da parte dei reparti del Veneto – spiegano dal comando regionale delle fiamme gialle – sono state quelle utilizzate per gli appalti pubblici». Non a caso sono state controllate gare per un valore di oltre 12 milioni, al di fuori delle indagini delegate dalla corte dei conti o degli accertamenti di polizia giudiziaria svolti per le procure, a cominciare da quelli che partirono nel 2009 dalla verifica fiscale nei confronti della cooperativa San Martino di Chioggia e arrivarono nel 2014 a scoperchiare il sistema del Consorzio Venezia Nuova, «allo scopo – ricorda fra l’altro la guardia di finanza nel consuntivo – di evitare controlli e rilievi da parte del Magistrato alle Acque, influire sulla concessione dei finanziamenti per il Mose, “ammorbidire” una verifica fiscale, influire sul rilascio dei nulla osta, accelerare le registrazioni delle convenzioni presso la corte dei conti, finanziare illecitamente la campagna elettorale di importanti personalità politiche regionali». Annota Nordio: «L’aumento di questi reati non mi stupisce, perché in questi anni non è stato fatto nulla per contrastare la corruzione, un fenomeno che continuerà a dilagare finché non interverrà una semplificazione normativa così radicale da estirpare la discrezionalità permessa agli amministratori da leggi complesse e contraddittorie». Una cultura del «furbetto» confermata pure dai riscontri sulle erogazioni comunitarie e nazionali: 96 milioni, cioè un terzo del totale, sono stati chiesti o percepiti indebitamente.
Sia pure con 2.500 controlli in meno, i responsabili di frodi e reati fiscali sono cresciuti nel giro di un anno da 1.007 a 1.279. Stabile l’irregolarità di uno scontrino su quattro. In leggero aumento gli evasori totali: da 632 a 644. Impennata invece per il lavoro sommerso, con gli addetti completamente in nero passati da 678 a 769 e quelli pagati con fuori busta più che raddoppiati (da 525 a 1.217).
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 14 aprile 2015