Grosseto, vittima un uomo di 76 anni: anche il gruppo sanguigno non era il suo. La trasfusione era destinata a un altro paziente, il pensionato è morto nonostante il soccorso immediato
Alla Asl 9 di Grosseto ammettono che si è trattato di una «errata trasfusione» e che si sta cercando di capire come sia potuto accadere. Ma certo tutto questo non può bastare ai familiari di un uomo di 76 anni, ricoverato dall’8 agosto nell’ospedale Misericordia per una polmonite, e morto domenica sera perchè, in mattinata, qualcuno gli aveva fatto una trasfusione di sangue di cui non aveva bisogno e, peraltro, di un gruppo sanguigno che non era il suo.
I familiari hanno appreso del grave errore direttamente dai vertici dell’ospedale, come informa un comunicato della Asl nel quale si esprime «il proprio rammarico e ci si mette a loro disposizione per i chiarimenti e gli approfondimenti». I parenti sono andati dritti alla polizia e hanno presentato un esposto con cui la procura di Grosseto ha subito aperto un’inchiesta che, al momento, non ha nomi iscritti nel registro degli indagati. È stata sequestrata la cartella clinica e disposta l’autopsia che verrà eseguita nelle prossime ore. Anche l’Azienda sanitaria 9 ha aperto un’indagine interna.
L’uomo, dopo il ricovero di tre settimane prima, l’altro giorno era stato trasferito in Rianimazione per un peggioramento delle condizioni generali. Domenica mattina un infermiere e un medico di servizio nel reparto gli hanno praticato una trasfusione di sangue che invece doveva essere fatta a un altro paziente, ricoverato nel letto accanto. «Un errore di identificazione», come hanno ammesso la stessa Asl e la direzione dell’ospedale: «Il personale sanitario – è scritto in una nota – si è reso conto dell’errore e ha immediatamente proceduto con le terapie del caso. Purtroppo, malgrado l’intervento dei medici, il quadro clinico già fortemente compromesso è peggiorato fino al decesso del paziente».
La Regione Toscana ha già disposto un’«audit» con tutte le aziende sanitarie e i centri trasfusionali per cercare di capire se si tratti di un caso isolato o se ci sia una falla nel protocollo delle trasfusioni. L’assessore per il diritto alla salute Luigi Marroni rassicura: «Voglio tranquillizzare i cittadini toscani sulla sicurezza del nostro sistema sangue. Come Regione, vogliamo valutare se questi eventi possono esprimere un’eventuale criticità del sistema su cui poter intervenire».
Il vice presidente della commissione sanità della Regione, Stefano Mugnai, dice che quello accaduto domenica a Grosseto è il quarto caso in tre anni che accade in Toscana: «E tutti in estate – ricorda Che ci siano da rivedere i protocolli di sicurezza?». Nel luglio 2011 al policlinico delle Scotte, a Siena, morì una donna di 80 anni cui era stata fatta una trasfusione di sangue di un gruppo diverso dal suo. Un anno dopo, luglio 2012, un 60enne cardiopatico morì nell’ospedale Careggi di Firenze per una trasfusione di cui non aveva bisogno. E nello scorso giugno all’ospedale Versilia di Lido di Camaiore era stata una donna la vittima dell’errore, salvata appena in tempo.
«Purtroppo l’errore umano può capitare e non è del tutto eliminabile – dice l’assessore toscano Marroni – ma i dati ci dicono che il nostro sistema trasfusionale è sicuro».
Secondo dati del Ministero della Salute, negli ultimi 4 anni in Italia si sono verificati una quarantina di casi di scambio di sacche, cinque mortali. E di questi, tre sono avvenuti in Toscana.
La Stampa – 27 agosto 2013