«Ma servono consumatori sempre più attenti e consapevoli»
Di sicurezza alimentare abbiamo parlato con Aldo Grasselli, che proprio del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è presidente.
Gli allarmi alimentari si susseguono. Complessivamente come può essere valutata la situazione quanto alla sicurezza e alla salubrità di ciò che compriamo e mangiamo?
I consumatori hanno giustamente acquisito la consapevolezza che i cibi possono essere il veicolo di rischi per la salute. Per questo motivo sono più reattivi e si allarmano ogniqualvolta vengono diffuse notizie di derrate alimentari non conformi ai requisiti di igiene. Le reazioni sono a volte anche esaltate dai messaggi di quei “media” che si lanciano in previsioni catastrofiche. Ricordiamo gli scenari da apocalisse ipotizzati per la mucca pazza e l’influenza aviaria senza alcun fondamento scientifico. A nulla vale rimarcare che nel nostro paese le filiere della produzione di alimenti sono controllate con molto rigore e che in Italia possiamo vantare il più elevato standard europeo di qualità alimentare. Per evitare inutili sbandamenti emotivi i consumatori devono essere rassicurati attraverso una informazione completa e trasparente. La mole di interventi di prevenzione del rischio alimentare che i servizi medici e veterinari dei dipartimenti delle ASL svolgono a loro tutela spesso è del tutto sconosciuta.
La qualità sanitaria degli alimenti prodotti in Italia è di alto livello. Questo risultato si ottiene con un monitoraggio quotidiano da parte di medici e di veterinari specialisti in sicurezza alimentare che operano nel Servizio Sanitario Nazionale.
Rispetto ad alcuni anni fa la situazione è migliorata? E comunque quali sono i cambiamenti che si registrano nelle problematiche in questo campo?
Una serie di crisi che hanno interessato alcuni paesi dell’Unione Europea hanno imposto regole sanitarie più rigide e un livello di controlli sempre più professionale e di elevato contenuto scientifico tecnologico. Oggi possiamo dire che mangiamo più pulito di 20 anni fa e che il settore agroalimentare nazionale si posiziona al top della sicurezza non solo per una consolidata tradizione ma anche per poter accedere a mercati molto selettivi quali gli USA e il Giappone. Naturalmente, così come si esportano alimenti, se ne importano altri che ormai provengono da ogni parte del globo. Il primo elemento di garanzia dei consumatori è la rintracciabilità delle materie prime e dei prodotti e del loro percorso “dal campo (o dal mare) alla tavola”.
Quali sono i principali fattori di rischio che oggi si registrano?
Ogni giorno in Italia si consumano 180 milioni di pasti. Se consideriamo i turisti si tratta di oltre 60 miliardi di pasti l’anno, molti di questi consumati fuori casa. I rischi sono molteplici, ma in termini epidemiologici possiamo dire che nessuno dei potenziali fattori di rischio è fuori controllo. Le intossicazioni e le tossinfezioni alimentari sono i più classici eventi patologici che si riscontrano tra i consumatori. Molto spesso possiamo dire che queste patologie dipendono da una cattiva conservazione degli alimenti, in molti casi dovuta ad una cattiva gestione del frigorifero di casa. Nel mondo occidentale stanno aumentando intolleranze e allergie alimentari, ciò però non dipende dalla salubrità degli alimenti ma dalla maggiore reattività verso alcune loro componenti antigeniche. A volte questo può essere dovuto ad alimenti nuovi, importati, che agiscono in modo non prevedibile su consumatori non ancora adattati a nuovi stimoli. Un nuovo campo di ricerca deve riuscire a chiarire i rapporti tra residui indesiderati negli alimenti e alterazioni metaboliche, disfunzioni ormonali e neoplasie.
Sono molte le sostanze chimiche che la nostra società, non solo l’industria, libera nell’ambiente. Se l’ambiente è contaminato, oltre l’aria anche tutti gli alimenti, a cominciare dall’acqua, possono portare al nostro organismo piccole quantità di sostanze che nel tempo possono dare effetti indesiderati sulla salute.
La crisi economica mondiale può introdurre ulteriori elementi di preoccupazione?
Se il mondo si impoverisce è prevedibile che i rischi aumentino. La crisi può portare gli strati sociali più deboli a cercare cibi a costo sempre più abbordabile, qualcuno potrebbe profittarne mettendo sul mercato alimenti a prezzo più basso ma con minori garanzie sanitarie. Per questo motivo, affinché nessuno consumi cibo di serie B, i controlli dei servizi sanitari medici e veterinari dovranno essere ancora più efficaci.
Il sistema di controlli italiano è ritenuto tra i più efficienti d’Europa. È davvero così e quali sono i suoi punti di forza?
Che il nostro sistema di sicurezza alimentare sia severo ed efficiente lo dicono i dati delle attività di controllo che sono svolte per conto del Ministero della salute e degli Assessorati regionali alla sanità dai Servizi medici e veterinari dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL. La nostra attività preventiva, paragonata a quella delle altre nazioni dell’UE, è al primo posto. Per una volta un primato positivo lo possiamo vantare.
Guardando nello specifico delle produzioni italiane sono davvero sempre più sicure?
Il rischio è inversamente proporzionale alla conoscenza. Il principio vale anche per il rischio legato al consumo di alimenti. Il consumatore italiano è informato ed esigente, conosce e sa scegliere ciò che vuole mangiare e impone le regole di un mercato sano e pulito. La nostra agricoltura e la zootecnia possono essere competitive nei confronti dei prodotti del mercato europeo solo se puntano a distinguersi in termini di qualità. E ormai ogni operatore del settore alimentare sa che la salubrità è il prerequisito senza il quale non si può produrre qualità. Le nostre filiere, quindi, sono naturalmente orientate alle produzioni sane. In ogni caso deve continuare ad esistere un sistema di controlli efficace e severo che non consenta di operare a chi non si mantiene nei limiti della legge.
Oltre ad un efficiente sistema di controlli come si possono prevenire i comportamenti fraudolenti: con norme più restrittive, accordi internazionali da rivedere, ecc.?
Un importante elemento di rischio per il nostro Paese, che ha una straordinaria capacità di trasformare le materie prime in capolavori gastronomici, riguarda l’importazione. Dobbiamo selezionare i fornitori extranazionali ed extraeuropei per evitare che materie prime di scarsa qualità possano danneggiare anche solo occasionalmente dei consumatori e con essi, in modo irrimediabile, il valore commerciale attribuito universalmente all’”Italian food”. Nel nostro mercato dobbiamo estendere la tracciabilità e la rintracciabilità delle produzioni alimentari per evitare che partite sottratte al controllo fiscale vadano sul mercato prive anche del controllo sanitario. Gli alimenti che circolano “in nero” non possono offrire tutte le necessarie garanzie sanitarie. Occorre, in sintesi, mantenere un forte ruolo regolatore dello Stato.
Il consumatore, nei suoi comportamenti quotidiani a cosa deve stare attento? È vero che solo una minoranza legge attentamente le etichette?
A volte leggere un’etichetta può sembrare noioso, invece deve diventare il primo modo di esercitare il diritto di avere alimenti sicuri. A volte può addirittura salvare la vita se si scopre in tempo che in qualche alimento sono presenti sostanze alle quali siamo allergici. Ci sono esempi di reazioni anafilattiche violente che si possono evitate attraverso etichette chiare. Il consumatore deve scegliere i prodotti alimentari con consapevolezza, sapendo che sul cibo agiscono negativamente diversi fattori: la freschezza, le modalità di conservazione, la tenuta della catena del freddo. Solo una certa esperienza consente di sospettare che un prodotto alimentare non sia idoneo al consumo, ma neppure l’occhio più allenato riesce a rilevare contaminazioni che richiedono esami di laboratorio sofisticati. Quindi, il consumatore deve soprattutto chiedere che lo Stato mantenga costantemente attivi ed efficienti i sistemi di sorveglianza e di controllo di tutte le fasi della produzione alimentare, dai campi alla tavola. Negli acquisti quotidiani, invece, servirsi abitualmente da negozianti di fiducia permette di avere in loro un valido alleato. La grande distribuzione è generalmente un buon partner del consumatore perché ha una elevata professionalità nel selezionare i fornitori e perché con ogni prodotto che va sui banchi di vendita mette in gioco la credibilità di un marchio e la conseguente fiducia e fedeltà dei consumatori. Il consumatore, poi, deve sapere che può segnalare ogni non conformità che riscontra o sospetta ai servizi medici e veterinari dei dipartimenti di prevenzione delle ASL, l’Autorità Competente in Sicurezza Alimentare su tutto il territorio nazionale.
Ipercoop.it – 30 giugno 2011