Corriere.it- Negli Stati Uniti è iniziata la vaccinazione di grandi felini, gorilla e altri animali in una settantina di zoo e altre strutture , grazie alla donazione di 11mila dosi di un vaccino sperimentale da parte dell’azienda Zoetis. Come riporta il New York Times, il vaccino scelto ha ricevuto un’approvazione d’emergenza da parte dell’Fda: si tratta di un prodotto veterinario e non utilizzabile, quindi, sull’uomo. In precedenza era già stato testato su alcuni allevamenti di visoni dell’Oregon, dove si erano presentati alcuni casi di contagio la scorsa primavera.
La sperimentazione su due tigri
Il primo a sperimentare il vaccino è stato lo zoo di Oakland, in California, che a differenza di altre strutture statunitensi non ha registrato casi di contagio tra gli animali durante la pandemia. La struttura immunizzerà orsi, puma, tigri e furetti. Poi sarà la volta di primati e maiali. «Questa sperimentazione garantirà una maggiore sicurezza per i nostri animali — racconta Alex Herman, vicepresidente dello zoo — . Abbiamo iniziato da due bellissime e anziane tigri, Ginger e Molly». La struttura «ha preso precauzioni straordinarie, chiedendo che i custodi mantengano una distanza di sicurezza dagli animali e indossino dispositivi di protezione» (qui il caso della tigre risultata positiva nello zoo del Bronx). Un esempio che verrà seguito la prossima settimana anche dallo zoo di Denver: «Vogliamo essere in grado di proteggere i nostri animali come stiamo cercando di fare con le persone», ha spiegato il dottor Scott Larsen, vicepresidente della salute animale presso lo zoo di Denver.
Il precedente sui primati di San Diego
A gennaio, lo zoo di San Diego aveva iniziato a inoculare i primati dopo che diversi casi di contagio si erano verificati nella struttura. Il risultato? «Non sembra che gli animali abbiamo avuto particolari effetti collaterali, salvo un po’ di stanchezza e forse mal di testa», osservarono i ricercatori. «Questa è veramente un’opportunità preziosa per osservare cosa accade a specie protette come i grandi primati, quando vengono vaccinati», chiarì in quell’occasione lo zoologo del parco, Pascal Gragneux, sottolineando il rischio che il contagio potesse raggiungere anche animali allo stato selvaggio.
l recente studio: «Cani e gatti contagiati dai loro padroni»
Mentre ancora non è stato chiarito il passaggio del coronavirus da alcune specie animali all’uomo, vi sono diversi casi di animali infettati dagli uomini. Per quanto riguarda gli animali da compagnia, «a oggi non esistono prove del fatto che gli animali domestici possano trasmettere all’essere umano il virus SARS-CoV-2 e svolgere un ruolo attivo nella diffusione di Covid-19», ha spiegato Dorothee Bienzle, veterinaria e immunologa dell’università di Guelph, in Ontario, autrice di uno degli studi più recenti sul tema. «Al momento, l’indicazione è quella di non vaccinare cani e gatti. Se si ha il Covid — aggiunge — bisognerebbe isolarsi anche dai propri animali, come si fa per le persone». Cani e gatti possono ammalarsi, certo, «ma a contagiarli sono i loro padroni. I felini, ad esempio, sono più suscettibili, anche per l’abitudine di dormire nel letto del padrone». Insomma, «la via di trasmissione più probabile del virus nei nostri animali domestici arriva dall’uomo, piuttosto che viceversa». La conclusione è contenuta anche in un recente studio dell’Università di Utrecht che ha fatto il tampone a 310 animali domestici in 196 case in Olanda dove c’era almeno una persona con il coronavirus. Sei gatti e sette cani hanno dato esito positivo, mentre 54 presentavano anti-corpi contro il virus. «Se hai il Covid dovresti evitare il contatto con il tuo cane o il tuo gatto proprio come fai con gli esseri umani», ha spiegato la dottoressa Els Broens. «Non possiamo dire che il rischio sia zero ma al momento la pandemia è ancora guidata da infezioni da uomo a uomo».