Granchio blu: 200mila euro dalla Regione ai pescatori che cattureranno gli esemplari non commercializzabili. Verrà pagato 1 euro al chilo
«Il granchio blu è una calamità naturale», ha detto ieri il presidente del Veneto, Luca Zaia, a margine della presentazione del restauro della Goletta Verde, ad Albarella, in provincia di Rovigo. Ma se è una calamità, se 1500 imprese di Porto Tolle, su neanche 9mila abitanti, non hanno più nulla da pescare perché tutti i molluschi – vongole veraci, cozze, ostriche – sono stati distrutti da questo crostaceo, tanto che c’è stata una perdita della produzione che sfiora il 90 per cento, perché a Roma non viene dichiarato lo stato di emergenza? Solo con questo provvedimento le 3.200 imprese del settore, di cui 1500 venete e 1700 emiliane, potrebbero ottenere la sospensione dei mutui e delle imposte, ma benché se ne parli ormai da quasi un anno, il decreto non arriva. In compenso, i 2,9 milioni stanziati lo scorso anno dal ministero dell’Agricoltura sono tornati quasi tutti indietro: solo un milione è stato assegnato ai pescatori.
«È stato il primo provvedimento per sostenere le spese di smaltimento del granchio blu, ma i “paletti” per accedere ai fondi erano troppo stringenti e solo un milione è stato assegnato», dice Antonio Gottardo, responsabile veneto di Legacoop Pesca. Che porta l’esempio del Consorzio Scardovari: «L’anno scorso per smaltire il granchio blu lo Scardovari ha avuto attività per un milione e mezzo di euro. Il Consorzio ha fatto domanda per accedere allo stanziamento da 2,9 milioni, ma sapete quanto hanno avuto? Trecentoventimila euro».
Così si è mossa la Regione del Veneto: con una variazione di bilancio, a Palazzo Balbi sono stati recuperati 200mila euro per pagare i pescatori che raccoglieranno il granchio blu, quello non commercializzabile, quindi le femmine e i giovani esemplari, per poi mandarli al macero. «Daremo un tot per ogni chilo di granchio blu catturato e non commercializzabile da buttare via», dice l’assessore alla Pesca, Cristiano Corazzari. Se fosse un euro al chilo, si potrebbero raccogliere 200 tonnellate di crostacei, cioè un quinto di quello pescato l’anno scorso. «Non sarebbe un sostegno al reddito – sottolineano in Regione – ma una misura operativa per incentivare la pesca». Ossia: più granchi blu peschi (e distruggi) e meno ne restano in mare e in laguna a fare razzìa di vongole veraci.
La delibera regionale era pronta, ma le associazioni di categoria – consultate dall’assessorato per condividere la misura – hanno chiesto di valutare ulteriormente l’intervento, giusto per evitare contributi a pioggia, ma anche “paletti” e burocrazia come quelli che hanno reso inutilizzabili il milione e 900mila euro, sui 2,9 totali, stanziati dal ministro Lollobrigida. «E adesso vedremo come saranno assegnati i 10 milioni del nuovo stanziamento per la pesca – dice Gottardo -. Il bando è ancora aperto, il “guaio” è che vale per tutte le coste italiane e già adesso risultano domande per 32-33 milioni di euro. Più del triplo della somma disponibile».
La richiesta è che per il granchio blu il Governo dichiari lo stato di emergenza e nomini un commissario. «Qualcosa si è fatto, ma si deve fare molto di più – ha ribadito Zaia -. Un intervento governativo “pesante” potrebbe darci una mano». Il governatore ha ricordato che «una femmina di granchio blu fa all’incirca dai sette agli otto milioni di uova, si capisce che questa crescita e questa invasione è esponenziale. Noi siamo i primi produttori di vongole veraci, con 52mila quintali, il 40% della produzione nazionale, che se n’è letteralmente andato. Dobbiamo pensare alle 1.400 famiglie che coltivano la laguna e che oggi sono letteralmente in ginocchio, ci sono problemi di buste paga ormai ridotte a zero».
Ma c’è anche un’altra preoccupazione: che il granchio blu, dopo le vongole e le cozze, diventi un problema anche per l’economia turistica. Solo che lo si dice sottovoce, perché il timore è che si creino allarmismi tali da allontanare dalle spiagge dell’Adriatico il turismo straniero. Il problema però esiste ed è stato sottoposto al Governo con una lettera firmata dagli assessori alla Pesca e al Turismo delle tre Regioni coinvolte: Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia.
Alda Vanzan – Il Gazzettino