In Gran Bretagna è polemica dopo la diffusione di un video dell’organizzazione Animal Aid, che documenta i maltrattamenti inflitti alle pecore in un mattatoio halal dello Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra, dove la macellazione avviene secondo i precetti islamici, che prevedono l’uccisione dell’animale per dissanguamento, senza stordimento preventivo.
Nel filmato si vedono gli animali presia calci, colpiti alla gola più volte, mentre il taglio dovrebbe essere uno solo, e poco rispetto verso gli animali, mentre i precetti religiosi lo impongono. Dopo la comparsa del video un dipendente è stato licenziato e quattro sono stati sospesi, mentre la Food Standards Agency ha aperto un’inchiesta.
Il video è stato diffuso mentre sul web c’è una petizione dell’associazione dei veterinari britannici, che chiede la messa fuori legge della macellazione senza stordimento, consentita però dalla legislazione britannica e da quella europea per alcune comunità, sostenendo che l’animale quando sente il dolore si compromette il benessere. In attesa dell’auspicato divieto, la petizione chiede che in etichetta sia indicato quando l’animale viene macellato con o senza pre-stordimento, per dare la possibilità ai consumatori di fare scelte consapevoli. In nove mesi, la petizione ha superato le centomila firme (obiettivo raggiunto solo da 35 petizioni su oltre 32.000) e quindi potrà essere discussa dal parlamento britannico. Dopo il superamento delle prime diecimila firme, il governo ha fornito una risposta, affermando che l’esecutivo incoraggiai migliori standard di benessere durante la macellazione e preferirebbe che tutti gli animali fossero storditi preventivamente. Tuttavia, il governo intende rispettare anche il diritto delle comunità ebraiche e musulmane di mangiare carne preparata secondo le convinzioni religiose e anche recentemente il Premier David Cameron ha affermato che in Gran Bretagna non ci sarà alcun divieto di macellazione religiosa.
Per quanto riguarda la richiesta di indicare nell’etichetta il metodo di macellazione, il governo britannico ritiene che i consumatori dovrebbero avere le informazioni necessarie e che le opzioni possibili saranno prese in esame dopo la pubblicazione di uno che la Commissione europea sta conducendo.
Beniamino Bonardi – Il Fatto alimentare – 18 febbraio 2015