Le imposte sulla benzina? Il governo ci ripensa: erano solo una clausola di salvaguardia. Eliminata. La norma che aumentava dal 2015 le accise sulla benzina per cancellare la seconda rata dell’Imu di quest’anno, neanche varata ma già accolta a suon di polemiche, sarebbe sparita dalla bozza del decreto Imu che dovrebbe vedere la luce martedì prossimo in Consiglio dei ministri.
Il governo avrebbe deciso, per evitare inutili discussioni, di cercare la copertura altrove, forse in tagli lineari. Ma intanto gli aumenti sul carburante rispuntano altrove: nella legge di Stabilità, a partire dal 2017 e assai inferiori.
«Sulle coperture urgono chiarimenti — attacca il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta —: qualcuno ci spieghi perché si vuol finanziare la cancellazione dell’Imu 2013 con l’aumento delle accise sulla benzina a partire dal 2015, cioè fra 2 anni. Anche se fosse una semplice clausola di salvaguardia, perché spostata nel tempo?».
La spiegazione, fanno intendere in via XX Settembre, sta nella difficoltà di comporre un bilancio con le nuove regole europee che prevedono, appunto, le cosiddette clausole di salvaguardia, imponendo al governo di indicare oltre alle coperture ordinarie, eventuali alternative.
Così, si chiarisce, per la cancellazione dell’Imu la copertura è data nel 2013 dagli acconti pagati dagli enti creditizi e finanziari, che però essendo solo anticipi vanno a loro volta coperti. A questo serviranno nel 2014 le cifre provenienti dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia, la cui normativa, come ha spiegato il premier, viaggia in un decreto diverso e parallelo rispetto a quello dell’Imu. Il governo ha dovuto prevedere che se questo secondo decreto sulle quote non andasse in porto, nel 2014 la copertura verrebbe data dalle misure di spending review e in ultima istanza, se anche questa non producesse le somme necessarie nel corso dell’anno prossimo, allora nel 2015 scatterebbe l’aumento delle accise in modo da garantire 1,5 miliardi e poco più di 42 milioni l’anno successivo. Insomma una clausola di sicurezza dietro l’altra. Allo stesso modo, cioè come un’eventualità, andrebbe interpretato l’emendamento del governo alla Stabilità che aumenta le accise dal primo gennaio 2017 fino al 31 dicembre 2018 per almeno 220 milioni il primo anno e 199 il secondo.
I giochi sulla seconda rata dell’Imu si chiuderanno domani: in queste ore si starebbe lavorando alle coperture, soprattutto quei 500 milioni che servirebbero a evitare il pagamento dell’Imu sulla prima abitazione nei Comuni che quest’anno hanno maggiorato l’aliquota rispetto a quella del 2012. Il governo potrebbe infatti rimborsare questi Comuni solo per una cifra pari al gettito registrato applicando le aliquote del 2012. Starebbe ai Comuni decidere come trovare le risorse mancanti, se cioè farle pagare ai cittadini proprietari di prima casa o meno. A rischiare ci sono Comuni come Milano, Bologna e Napoli che nel 2013 hanno aumentato l’aliquota Imu dal 4 al 6 per mille: il braccio di ferro tra governo e Comuni in questo caso è su un 2 per mille.
Altro nodo da sciogliere è quello dei terreni agricoli e dei fabbricati rurali che potrebbero non essere esonerati dal pagamento dell’Imu.
Avviato a soluzione dovrebbe essere a questo punto il capitolo della legge di Stabilità relativo alla nuova «Service tax» su cui governo e parlamento erano impegnati a lavorare nella notte. La direzione, a ieri sera, sembrava quella di un tributo unico ripartito in un parte patrimoniale, da cui sarebbero esentate le prime case, e di una parte di servizi, su cui si applicherebbero detrazioni in base al reddito.
«Può darsi che sia necessario fare un piccolo sacrificio su altre spese se non si vuole pagare la seconda rata Imu, ma il saldo per le tasche degli italiani è positivo» ha detto ieri il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, riferendosi alla promessa fatta dal governo di far pagare per il nuovo tributo meno di quanto non si sia sborsato per l’Imu versione governo Monti. Il nuovo duplice balzello potrebbe essere calcolato dal Comune e inviato con un unico bollettino al contribuente: ogni municipio dovrebbe poter decidere se aumentare le aliquote base e quali detrazioni concedere.
Antonella Baccaro – Corriere della Sera – 24 novembre 2013