Essere in possesso della laurea magistrale, avere un’esperienza dirigenziale di almeno 5 anni in campo sanitario o sette negli altri settori, e un’età massima di 65 anni al momento della nomina. Saranno questi i criteri che le Regioni dovranno seguire nella nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie pubbliche, così come stabilito dalla commissione Affari sociali che sta esaminando gli emendamenti al provvedimento che regola la governance della sanità. Nella seduta di oggi della commissione è stato anche accolto un emendamento proposto dall’Idv e, più volte accantonato e poi riformulato, che prevede che quando il Dg esprime un parere contrario al Collegio di direzione, questo debba essere «motivato».
Le Regioni, quando entreranno in vigore le nuove norme sul governo clinico, dovranno garantire «adeguata pubblicità dei bandi e delle nomine stesse» e «dei curricula» (così come chiesto da emendamenti di Idv e Pd); dovranno poi definire, come prevedeva il testo originale, «criteri e sistemi di valutazione e verifica dell’attività dei direttori generali» con particolare riferimento «all’efficacia e alla funzionalità, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli equilibri economico-finanziari di bilancio concordati» avvalendosi «dei dati e degli elementi» forniti dall’Agenas
sanita.ilsole24ore.com – 25 gennaio 2012
Governo clinico, rallenta l’esame alla Affari sociali della Camera. Riformulati due emendamenti
ore 8.00 – Dopo aver votato la scorsa settimana alcuni emendamenti si blocca in commissione Affari sociali della Camera l’esame del Ddl sul Governo clinico. Lo stallo si è avuto su due emendamenti all’articolo 2 rinviati dalla scorsa seduta e così gli 8 articoli del provvedimento sono ancora in sospeso.
Il problema acceso nella seduta di ieri è stato un emendamento presentato dall’Idv (firmatari Antonio Palagiano e Silvana Mura), già accantonato, poi riformulato e poi di nuovo accantonato, che chiede che in caso di decisione del direttore generale bocciata dal Collegio di direzione che proprio grazie a un altro emendamento approvato diventa organo dell’azianda, questa decisione debba essere comunque adottata, ma anche motivata dallo stesso Dg.
Stessa sorte per un altro emendamento, sempre dell’Idv, che vorrebbe introdurre un organismo tecnico-scientifico che valuti l’attività e la qualità dell’assistenza, attraverso «un sistema di database clinici» confrontati con «criteri di qualità standardizzati» e riconosciuti dalle società scientifiche a livello internazionale.
Le proposte di modifica hanno avuto parere favorevole di gran parte della commissione (parte di Pd e Pdl, Fli, Udc e naturalmente Idv), ma non hanno incontrato il favore del ministro della Salute, Renato Balduzzi, che, secondo l’estensore degli emendamenti Antonio Palaginao «non ha avuto il coraggio di osare». Ma, aggiunge l’esponente dell’Idv, «se si vuole migliorare la qualità dell’assistenza è necessario che la politica non si occupi solo dei bilanci e dei piani di rientro, ma che si interessi anche e soprattutto di efficacia e appropriatezza. Finchè non accadrà continueremo ad avere una sanità a macchia di leopardo con punti di eccellenza e zone nelle quali non è garantito il diritto alla salute».
Gli emendamenti nelle loro ultime versioni ancora in stallo, dicono il primo che le decisioni del direttore generale, relative alle attività cliniche, in contrasto con il parere espresso dal Collegio di direzione, devono essere supportate da parere motivato, mentre il secondo inserisce un articolo aggiuntivo (che durante il dibattito è stato giudicato più adatto a seguire l’articolo 5 del Ddl sulla valutazione dei dirigenti e non il 2 sul Collegio di direzione).
Secondo la proposta di nuovo articolo aggiuntivo «Ciascuna regione si dota di un organismo o di un Comitato tecnico- scientifico che, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, definisce precisi indicatori di attività e qualità assistenziali, utilizzati a livello internazionale e validati dalle società scientifiche. Sulla base di tali indicatori, inseriti in un sistema database clinico e attraverso la comparazione con criteri di qualità standardizzati, l’organismo o il Comitato tecnico-scientifico fornisce rapporti periodici sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate».
Rispetto al primo emendamenti il ministro della Salute Renato Balduzzi ha invitato a un ripensamento «per evitare la conseguenza di estendere l’applicazione del diritto amministrativo, delle sue procedure, dell’obbligo di motivazione, a una tipologia di decisioni che altrimenti non ricadrebbero in questa sfera in quanto nelle strutture sanitarie non si procede come nella generalità delle pubbliche amministrazioni. Inoltre – fa notare il ministro – l’effettiva applicazione della disposizione dipende in larga misura dalle competenze del Collegio di direzione, la cui disciplina è rimessa alla legislazione regionale». Il ministro ha quindi proposto un ulteriore accantonamento della proposta di modifica.
Per quanto riguarda l’articolo aggiuntivo, Balduzzi ha ricordato che un organismo con il compito di monitoraggio e verifica della qualità delle prestazioni sanitarie esiste già ed è l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che ha già creato una rete con le Regioni.
Il ministro ha confermato tuttavia, la sua valutazione favorevole sul principio dell’emendamento che incentiva le Regioni che non si sono ancora dotate di strutture finalizzate a verificare la qualità delle prestazioni sanitarie.
Ma condivide i rilievi dei deputati che hanno chiesto la riformulazione della seconda parte dell’articolo aggiuntivo (quella sul database clinico) che hanno sottolineato i problemi attuali legati al livello differenziato di informatizzazione delle Regioni e ha proposto l’accantonamento dell’emedamento per «poterlo poi riformulare in termini di maggiore coerenza con il sistema sanitario attuale».