Le multe ai bagarini, il bicentenario del Teatro Marrucino di Chieti, il regime fiscale dei tartufi. E poi le licenze di pesca, le Universiadi di Napoli, il risanamento del lago di Vico, il bollo delle auto storiche, il bonus ristrutturazione edilizia esteso anche ai giardini: oltre 1000 emendamenti che vanno ben oltre i temi principali del ddl di conversione del decreto fiscale, un vero e proprio assalto alla diligenza che riproduce in pieno gli assalti alla manovra degli anni passati. Una valanga che si è abbattuta su deputati e tecnici della commissione Bilancio della Camera, impegnati per l’intero fine settimana sull’esame di ammissibilità.
Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera, fa fatica a non dire «ve l’avevo detto»: «Abbiamo approvato con una maggioranza dell’80 per cento la riforma della legge di Bilancio, che da quest’anno include solo le misure macroeconomiche, quindi c’è stata la volontà politica di dire addio a questi metodi. Però se poi il governo ripropone un decreto legge omnibus in cui accanto alla riforma di Equitalia entrano anche i finanziamenti per la missione in Libia, il Parlamento, che non ha ancora gli anticorpi, reagisce. Se tu mi metti le mele e le pere, io poi ti aggiungo anche le arance e la verdura. Dopodiché non è che io voglia negare l’esistenza dei problemi territoriali, ma non vanno risolti in questa sede. E’ per questo che io avevo sconsigliato al governo il decreto fiscale: gli emendamenti dimostrano che avevo ragione».
In effetti i problemi territoriali ci sono e sono moltissimi, anzi, a giudicare dalla mole degli emendamenti: due proposte introducono agevolazioni fiscali per la raccolta dei tartufi e la loro commercializzazione, un altro emendamento propone uno sconto fiscale del 40% per i birrifici artigianali, taglio delle tasse anche per gondole e aliscafi e più fondi per il trasporto su acqua, o per il finanziamento di varie tratte ferroviarie, dalla linea Ferrandina- Matera a quella che collega l’Italia con la Slovenia. Altri ancora propongono sanzioni per i bagarini che speculano sulla vendita dei biglietti per i concerti e gli spettacoli dal vivo. Qualcuno cerca di trovare un sistema per obbligare i tassisti a emettere una ricevuta fiscale con le indicazioni del percorso, qualcun altro vorrebbe una deducibilità del 40% per le spese per i congressi farmaceutici. Ritorna insomma la variegata rassegna degli anni passati: anche lo scorso novembre gli emendamenti alla manovra spaziavano dalla detraibilità dei lavori di manutenzione delle tombe alla sanatoria per gli stabilimenti marittimi.
Entro la giornata di oggi sul sito della Camera verranno pubblicati gli emendamenti ritenuti ammissibili. Dovrebbero sopravvivere solo quelli attinenti alle materie del decreto fiscale, assicura Giovanni Sanga (Pd), relatore alla Camera del provvedimento: «In mattinata si terrà la seduta per l’ammissibilità e i ricorsi. Comunque il grosso degli richieste di modifica è attinente alle questioni fiscali, e noi ci concentreremo su questi, e non sul resto, su tutte le idee bizzarre che qualcuno può avere. Dunque gli emendamenti che riguardano gli aspetti della rottamazione, in particolare l’ipotesi di un allungamento, il tema della selezione dei dipendenti di Equitalia, che è una questione molto delicata. Abbiamo già annunciato inoltre le norme sul superamento degli studi di settore, al loro posto ci saranno gli indici di affidabilità, che vanno incontro alle forti richieste delle aziende e degli imprenditori». Buona parte degli emendamenti si concentra sulla rottamazione delle cartelle e prevede da un lato una rateizzazione più ampia, che arrivi almeno al 2018-19, e dall’altro l’ammissione anche delle cartelle dell’intero 2016. Chieste anche alcune modifiche dell’aggio e delle sanzioni da applicare in futuro.
L’obiettivo è finire nei tempi previsti: giovedì, ricorda Boccia, scatta anche il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge di Bilancio. «Dovremo dire di no ad alcune esigenze urgenti, – osserva – che però non sono da legge di Bilancio. Altrimenti, se persino in quel caso dovessero arrivare le normette dell’ultimo momento, non ci si può lamentare poi che il Parlamento diventi un suk. Da quest’anno finalmente sono espressamente vietate le misure localistiche: il mio appello è di destinarle a decreti collegati successivi, settore per settore, da esaminare nelle commissioni competenti perché non si può chiedere a noi della Bilancio di essere tuttologi».
7 novembre 2016