Sul rinnovo dell’autorizzazione Ue al glifosato, in scadenza il 31 dicembre, la partita resta aperta. Con l’Italia spaccata tra favorevoli e contrari all’uso di questo diserbante, in agricoltura e giardinaggio, dopo i presunti effetti nocivi sulla salute denunciati da ambientalisti, associazioni di consumatori e parte del mondo agricolo.
L’attesa decisione per la proroga al suo utilizzo in Europa ieri è slittata per la mancata votazione a Bruxelles da parte del Comitato esperti dei paesi partner; complice l’attesa per la formazione del nuovo governo tedesco dopo le recenti elezioni in Germania. E ora il via libera o meno da parte della Commissione Ue dovrebbe arrivare in occasione della prossima riunione fissata il 6 novembre. Senza una maggioranza qualificata, l’Esecutivo potrebbe anche decidere per un rinnovo «a tempo», per altri 18 mesi, o fino a 5 anni, anziché a 10 come proposto. Ma intanto con il rinvio la vicenda si tinge di giallo. Non solo per il futuro di questo erbicida – il più diffuso al mondo, fin dagli anni Settanta, e attualmente senza valide alternative sul mercato – ma per la valenza politica che ha assunto, in particolare in Italia.
Nel marzo scorso il nostro Paese, dopo avere adottato il principio di precauzione consentendone l’uso, ma con diverse limitazioni, ha espresso parere contrario al rinnovo insieme a Francia, Olanda e Svezia. E martedì scorso, in vista del Comitato esperti Ue, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha dichiarato di essere «contrario al rinnovo dell’autorizzazione» e che «le evidenze scientifiche e ambientali che abbiamo ci devono portare a proporre questa scelta in ambito europeo. L’Italia deve confermarsi Paese leader nell’agricoltura sostenibile». Premesso che la competenza in materia di agrofarmaci per l’Italia spetta al ministero della Salute e che le ultime evidenze sono arrivate dalle Agenzie Ue, Efsa ed Echa, secondo le quali «non ci sono prove scientifiche per classificare il glifosato come cancerogeno, né come interferente endocrino».
Gli operatori sono più orientati per un «sì». «Abbiamo un profondo rispetto del lavoro delle istituzioni Ue che devono pronunciarsi in merito al rinnovo dell’autorizzazione del glifosato – afferma il presidente di Agrofarma, Alberto Ancora -. Però è necessario evidenziare che se il parere di Efsa ed Echa venisse smentito dagli Stati membri si creerebbe un precedente pericoloso, minando la certezza delle regole e delle procedure essenziali per la programmazione degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle aziende del comparto». Fabio Manara, presidente della Compag (commercianti di fitofarmaci) invita le istituzioni ad «attenersi scrupolosamente a dati e risultanze prettamente scientifiche. Senza glifosato il costo per ettaro, per il solo diserbo, aumenterebbe di oltre il 30%». «La nostra posizione è “sì” – aggiunge Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – Qualcuno prenda il coraggio una volta per tutte di ascoltare la scienza».
Il Sole 24 Ore – 8 agosto 2017