Primo Massimo Sarmi, che all’epoca guidava Poste Italiane, con uno stipendio di 1,56 milioni di euro al lordo delle tasse nel 2013. Secondo Mauro Moretti, allora amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato e dal 15 maggio 2014 a.d. di Finmeccanica, con 1,17 milioni lordi complessivi. Terzo Giuseppe Bono, a.d. di Fincantieri in carica, con 1,039 milioni.
Ecco gli stipendi più alti dei manager di società statali non quotate in Borsa nel 2013. La classifica è stata fatta dal Sole 24 Ore in base ai dati resi pubblici dal ministero dell’Economia sulle società partecipate o, per Fincantieri, dal prospetto per la quotazione del 2014. Nel pay watch delle società statali non quotate il quarto è Giovanni Gorno Tempini, a.d. della Cassa depositi e prestiti (Cdp), che ha sfiorato il milione di euro. Quinto Domenico Arcuri, a.d. di Invitalia, con uno stipendio di 950.896 euro.
Tra le società più in vista la Rai. Il d.g. Luigi Gubitosi è ottavo in classifica, con 650mila euro (dati di fonte Rai), più della presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, quindicesima con 366mila euro. L’a.d. di Expo 2015, Giuseppe Sala, ha percepito 423.100 euro, la presidente, Diana Bracco, 45mila.
Queste buste paga, tutte al lordo di imposte e ritenute previdenziali, non sono le più alte tra i manager pubblici, sono molto inferiori a quelle degli amministratori di società quotate. Se si considerano anche le società in Borsa, il più pagato tra i pubblici nel 2013 è stato Paolo Scaroni, era a.d. dell’Eni, con 4,68 milioni lordi. Il secondo era Fulvio Conti, allora a.d. e d.g. Enel, con 3,233 milioni, per soli 6mila euro davanti a Claudio Descalzi, oggi a.d. dell’Eni, all’epoca direttore generale.
Se si considerano invece gli stipendi di tutti i manager di società italiane quotate, Sarmi apparirebbe solo all’82mo posto, Moretti sarebbe 135mo, Bono 161mo.
Sarmi, che da maggio 2014 non è più alle Poste, si è confermato nel 2013 il più pagato tra i manager delle società pubbliche non quotate, pur avendo percepito meno dei 2,2 milioni del 2012. Moretti era il numero due anche nel 2012, con 873.666 euro. Nel 2013 la busta paga dell’ex a.d. di Fs è lievitata per un compenso di 300.000 euro relativo al «long term incentive» (Lti) del triennio 2010-2012 erogato nel 2013. Tra i pochi con la paga in aumento nel 2013 anche Arcuri, passato da 788mila a 950.896.
Nell’elenco del ministero ci sono anche piccole e poco conosciute società, ma con stipendi non trascurabili. Vincenzo Assenza, presidente della Sogesid, ha guadagnato 315.650 euro. Carlo Nizzo, a.d. di Studiare Sviluppo, 261.771, (Comprende 300mila euro dell’incentivo di lungo termine (Lti) del triennio 2010-2012, erogato nel 2013)
(prospetto collocamento azioni Fincantieri) Paolo Reboani, presidente e a.d. di Italia Lavoro, 241mila, Tommaso Affinita, a.d. della Ram, che dovrebbe occuparsi di autostrade del mare, 226mila. E l’Eur Spa in dissesto? Il presidente Pierluigi Borghini ha ricevuto 189.710 euro; l’ex a.d. Riccardo Mancini, in carica fino al 15 febbraio 2013 perché indagato e poi arrestato per corruzione per l’acquisto di filobus, ha ricevuto 87.500 euro, compresi 63mila di bonus. Per che cosa è stato premiato? Oggi Mancini è indagato anche per Mafia Capitale.
Gli stipendi pubblicati non comprendono tutti i manager pubblici, solo quelli delle partecipate dirette del Tesoro. Da un altro documento del governo, la relazione al Parlamento sui redditi per il 2012 «di titolari di cariche elettive e direttive di alcuni enti», emergoino tra i redditi più elevati alcuni dirigenti di società del gruppo Fs: nel 2012 (ultimi dati disponibili) Michele Mario Elia, che era a.d. di Rfi e oggi è a.d. delle Fs, aveva un reddito di 751.853 euro lordi, Vincenzo Soprano, a.d. di Trenitalia, 857.926. Franco Bassanini, che dalla Cdp nel 2012 aveva avuto 280mila euro, aveva dichiarato redditi per 660.654. Giovanni Malagò, prima di diventare presidente del Coni, nel 2012 aveva redditi dalle sue attività per 701.441 euro. Gianni De Gennaro, presidente di Finmeccanica da luglio 2013, nel 2012 aveva redditi per 1,53 milioni.
Nel 2013 sono stati applicati per la prima volta i limiti fissati per legge agli stipendi dei manager di società pubbliche non quotate: il tetto era pari al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, che all’epoca era di 312mila euro lordi annui. Come si vede dalle cifre, in molti casi questo tetto non è stato applicato, o perché i manager erano in carica dagli anni precedenti, o perché ci sono deroghe specifiche, come per le società che emettono bond (Poste, Cdp, Fs).
L’anno scorso il premier Matteo Renzi ha introdotto il tetto pari a un massimo di 240mila euro lordi l’anno, come l’assegno del presidente della Repubblica. Questo tetto si applica solo da aprile 2014, ma ancora una volta ci sono eccezioni. E non vale per le società quotate. Quando verranno pubblicati i dati delle buste paga 2014 scopriremo probabilmente delle sorprese.
Il Sole 24 Ore – 19 febbraio 2015