Professioni. Dopo gli avvocati, le categorie tecniche e della sanità: per le prime il ministero della Giustizia sta modificando il regolamento elettorale, sulle altre interviene la legge approvata prima di Natale
Le quote rosa fanno il loro ingresso nei consigli degli Ordini professionali. A far da battistrada sono stati gli avvocati con la legge 247 del 2012 di riforma dell’ordinamento forense e, da ultimo, con la legge 113 del luglio scorso. «Siamo stati i primi anche in Europa – afferma il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin – e ora veniamo presi a modello».
Ora è la volta delle professioni tecniche e di quelle sanitarie. Per queste ultime il principio della rappresentanza di genere è contenuto nel Ddl Lorenzin approvato dal Parlamento prima di Natale. L’applicazione delle quote rosa è demandata a un successivo regolamento.
Più avanti si trovano, invece, le professioni tecniche, in questo momento alle prese con il nuovo regolamento elettorale. In realtà, si tratta della revisione del vecchio regolamento (il Dpr 169/2005), sollecitata soprattutto dalla necessità di introdurre il principio della rappresentanza di genere.
Il ministero della Giustizia ha voluto bruciare le tappe, perché una rivisitazione del Dpr 169 era già stata intavolata nel 2015. In quell’occasione, la necessità di porre mano al regolamento era stata dettata dalla riforma delle province, che imponeva la riorganizzazione territoriale di Ordini e Collegi. L’abolizione delle province, alla fine, non c’è stata e tutto si è fermato.
Nel frattempo gli avvocati erano andati avanti e con il regolamento elettorale (il decreto del ministero della Giustizia 10 novembre 2014) avevano disciplinato anche il principio della rappresentanza di genere previsto dalla legge 247. Il regolamento è stato applicato per il rinnovo dei consigli forensi, ma in parte è stato bocciato dai giudici amministrativi con sentenze che hanno portato all’annullamento delle elezioni di alcuni consigli territoriali. Con l’approvazione della legge 113, le censure di Tar e Consiglio di Stato sono state superate.
Una volta chiuso il capitolo avvocati, il ministero ha ripreso in mano la revisione del regolamento elettorale delle professioni tecniche, imprimendo un’accelerata al lavoro. Il 19 dicembre ha sottoposto alle categorie – che non se lo aspettavano – una bozza di regolamento, chiedendo un parere urgente, arrivato dalle professioni il 29 dicembre. I singoli giudizi di Ordini e Collegi sono critici, in particolare sul meccanismo della rappresentanza di genere, che appare, per come è congegnata, di difficile applicazione. Le categorie stanno, però, coordinandosi per portare al tavolo con il ministero un parere con una linea comune.
Il nuovo regolamento interviene pure sui consiglieri eleggibili nei consigli territoriali e in quelli nazionali, riducendone il numero. Anche questa novità complica – secondo le categorie – l’applicazione delle quote rosa così come e disegnate dalla proposta ministeriale, quote che vanno rispettate nei casi in cui il genere meno rappresentato (di solito quello femminile, ma per gli assistenti sociali il problema si inverte) superi il 10% degli aventi diritto al voto.
Al nuovo regolamento è allegata una tabella che indica gli equilibri di genere dei futuri consigli: fino a 7 componenti deve essere assicurata la presenza di almeno un consigliere del genere meno rappresentato, per arrivare a 3 quando il consiglio è formato da 15 membri.
Una novità che interessa i dottori agronomi e forestali, gli architetti, gli assistenti sociali, gli attuari, i biologi, i chimici, i geologi, gli ingegneri, i tecnologi alimentari, i geometri, i periti agrari, i periti industriali e gli agrotecnici.
Più avanti si trovano, invece, le professioni tecniche, in questo momento alle prese con il nuovo regolamento elettorale. In realtà, si tratta della revisione del vecchio regolamento (il Dpr 169/2005), sollecitata soprattutto dalla necessità di introdurre il principio della rappresentanza di genere.
Il ministero della Giustizia ha voluto bruciare le tappe, perché una rivisitazione del Dpr 169 era già stata intavolata nel 2015. In quell’occasione, la necessità di porre mano al regolamento era stata dettata dalla riforma delle province, che imponeva la riorganizzazione territoriale di Ordini e Collegi. L’abolizione delle province, alla fine, non c’è stata e tutto si è fermato.
Nel frattempo gli avvocati erano andati avanti e con il regolamento elettorale (il decreto del ministero della Giustizia 10 novembre 2014) avevano disciplinato anche il principio della rappresentanza di genere previsto dalla legge 247. Il regolamento è stato applicato per il rinnovo dei consigli forensi, ma in parte è stato bocciato dai giudici amministrativi con sentenze che hanno portato all’annullamento delle elezioni di alcuni consigli territoriali. Con l’approvazione della legge 113, le censure di Tar e Consiglio di Stato sono state superate.
Una volta chiuso il capitolo avvocati, il ministero ha ripreso in mano la revisione del regolamento elettorale delle professioni tecniche, imprimendo un’accelerata al lavoro. Il 19 dicembre ha sottoposto alle categorie – che non se lo aspettavano – una bozza di regolamento, chiedendo un parere urgente, arrivato dalle professioni il 29 dicembre. I singoli giudizi di Ordini e Collegi sono critici, in particolare sul meccanismo della rappresentanza di genere, che appare, per come è congegnata, di difficile applicazione. Le categorie stanno, però, coordinandosi per portare al tavolo con il ministero un parere con una linea comune.
Il nuovo regolamento interviene pure sui consiglieri eleggibili nei consigli territoriali e in quelli nazionali, riducendone il numero. Anche questa novità complica – secondo le categorie – l’applicazione delle quote rosa così come e disegnate dalla proposta ministeriale, quote che vanno rispettate nei casi in cui il genere meno rappresentato (di solito quello femminile, ma per gli assistenti sociali il problema si inverte) superi il 10% degli aventi diritto al voto.
Al nuovo regolamento è allegata una tabella che indica gli equilibri di genere dei futuri consigli: fino a 7 componenti deve essere assicurata la presenza di almeno un consigliere del genere meno rappresentato, per arrivare a 3 quando il consiglio è formato da 15 membri.
Una novità che interessa i dottori agronomi e forestali, gli architetti, gli assistenti sociali, gli attuari, i biologi, i chimici, i geologi, gli ingegneri, i tecnologi alimentari, i geometri, i periti agrari, i periti industriali e gli agrotecnici.
Antonello Cherchi – Il Sole 24 Ore – 22 gennaio 2018