di Filippo Tosatto. A dispetto del caotico susseguirsi di proclamazioni e revoche degli eletti, Luca Zaia ha già messo a punto l’organigramma della nuova giunta. Saranno rappresentate tutte le province, come promesso in campagna elettorale, e l’unico elemento di incertezza è legato a un paio di figure esterne. Confermato, allora, l’assessore uscente alla sanità, Luca Coletto: la sua poltrona dispone del budget più elevato (7,5 miliardi l’anno su un bilancio totale di 12,4) e ha scatenato l’appetito di molti.
Ma la tenacia nei negoziati con Roma (e la scelta di campo zaiana a dispetto del sodalizio di lungo corso con Flavio Tosi) è valsa al veronese la fiducia del governatore. Nell’esecutivo il trevigiano Federico Caner, capogruppo nell’ultima legislatura, non ricandidato, entrerà come esterno e probabilmente avrà il bilancio. Della partita anche il “bulldog” padovano Roberto Marcato, al quale sarà riservato un ruolo impegnativo, magari i trasporti.
Il Veneziano sarà rappresentato, salvo sorprese, da Francesco Calzavara, già sindaco di Jesolo: un amministratore dotato di esperienza con specifiche competenze in materia di turismo. Da Belluno, invece, arriverà al Balbi Gianpaolo Bottacin: ha presieduto la Provincia con alterne fortune, poi ha subito l’epurazione tosiana, ora ha una chance importante e Zaia scommette sulla sua voglia di rivincita.
Rovigo? Dopo l’esclusione di Stefano Falconi, il Polesine non ha rappresentanti nella maggioranza: l’orientamento è ripescare Cristiano Corazzali, altro esterno, attualmente sindaco di Stienta. Il Vicentino, infine, che avrà un’abbinata femminile: la confermata Elena Donazzan al Lavoro – unica striatura forzista nel monocolore della Lega – e Manuela Lanzarin, in passato parlamentare e sindaco di Rosà, favorita nella corsa al delicato settore del Sociale.
Mancano un paio di caselle: Zaia sta soppesando i papabili a Infrastrutture, Trasporti e Cultura, ambiti “sensibili” e di prestigio dove potrebbe attingere a personalità di sua fiducia dal curriculum qualificato. Sullo sfondo, ma neanche tanto, il mal di pancia di Forza Italia che ambirebbe a due poltrone. Giochi fatti per la presidenza dell’assemblea: spetterà al veterano leghista Roberto Ciambetti (nella precedente legislatura al Bilancio) il compito di dirigere i lavori a Palazzo Ferro-Fini, la cui seduta inaugurale è convocata per venerdì prossimo, alle 15. Si profila una scelta condivisa tra maggioranza e opposizione, cementata dalla composizione bipartisan dell’ufficio di presidenza: accanto al vicario (circola il nome dell’azzurro Massimo Giorgetti) prende quota la candidatura a vicepresidente del rientrante vicentino Stefano Fracasso (Pd). L’intesa di principio sarebbe emersa a conclusione di un colloquio tra Zaia e Alessandra Moretti: «Sulle scelte di garanzia istituzionale crediamo sia utile un dialogo senza pregiudizi», conferma la capogruppo della coalizione di centrosinistra «certo non voteremo a scatola chiusa ma siamo disponibili a condividere una procedura trasparente nell’interesse dell’amministrazione e dei cittadini. Riteniamo che, come principale gruppo di minoranza, una rappresentanza nella presidenza del Consiglio ci spetti di diritto».
La circostanza è giunta all’orecchio del M5S, che reagisce indispettito: «La solita spocchia del Pd», è il commento del capogruppo Jacopo Berti; che rilancia cosi: «Visto che tutti, Zaia in testa, sono prodighi di apprezzamenti nei nostri confronti, allora diamo disponibilità a ricoprire l’incarico di presidente o di vice dell’assemblea. Sarebbe la migliore garanzia di trasparenza».
Il Mattino di Padova – 21 giugno 2015