Il presidente della Commissione incaricata di comparare le retribuzioni: «Antipolitica? Sui parlamentari abbiamo fornito numeri, non sosteniamo tesi».
L’incontro con Monti «Il premier ci chiede un’accelerazione nella indagine ma non è semplice arrivare al “numeretto magico”»
on spetta a noi trovare le soluzioni: noi forniamo dati che poi la politica deve utilizzare per fare le sue scelte». Taglia corto sulle polemiche Enrico Giovannini, presidente dell’Istat e della Commissione incaricata di stabilire la media europea delle retribuzioni dei parlamentari e dei dirigenti pubblici. Giovannini parla con l’Unità poco dopo l’incontro a Palazzo Chigi con il presidente del consiglio Mario Monti. «Come è andata?». «Incontro ricco di scambi di informazioni», prova a sintetizzare. Presidente, due ore a colloquio. Cosa vi siete detti? «Abbiamo parlato dei risultati ottenuti dalla Commissione e delle difficoltà incontrate durante il nostro lavoro». Lel ha chiesto sia a Berlusconi prima sia a Monti oggi di poter prorogare II termine del 31 marzo previsto dalla legge per rivedere e aggiornare I dati che avete depositato II 31 dicembre. La risposta? «La nostra ricerca è molto complessa perché dobbiamo agire su 31 istituzioni comparando i dati di ben sei Paesi europei che ancora oggi non ci hanno fornito in maniera chiara e esaustiva. Ma sia Berlusconi che Monti ci hanno detto di lavorare fino al 31 marzo e poi presentare i risultati della nostra indagine». Monti su cosa le ha chiesto di accelerare? «Quello che posso dirle è che il decreto Salva Italia prevede che entro 90 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta si proceda alla fissazione di un tetto agli stipendi degli organi di vertice e dei dirigenti della Pubblica amministrazione. Ma anche in questo caso non è semplice arrivare al “numeretto magico” per stabilire quale è la media europea». Indicazione di ulteriori Interventi lei non ne ha dati? «Questo non è il nostro compito, noi dobbiamo fornire i dati di base e calcolare le medie retributive degli altri Paesi. Cosa che, per ora, non abbiamo fatto perché ci sono così tante differenze e variabili che in alcuni casi è addirittura rischioso ipotizzare tetti retributivi». Quindi lei sta dicendo che è Impossibile portare a temine la vostra missione? «È un compito che è molto più difficile di quello che forse il legislatore aveva immaginato. Mentre è facile fare una comparazione fra enti che esistono in tutti i Paesi, come la Corte Costituzionale o l’Agenzia del farmaco, diventa arduo in enti che non svolgono le stesse funzioni o non esistono proprio». Lei ha palato addirittura di rischi? Qual’? «I rischi maggiori riguardano la Pubblica Amministrazione. Faccio un esempio: in ogni ministero i funzionari ricevono emolumenti adeguati alle loro mansioni così che un capo dipartimento guadagna di più di un direttore generale. Secondo la legge la Commissione dovrebbe fare una analisi di queste situazioni calcolando prima una media per ognuno dei sei Paese analizzati, poi quella europea che determina un solo valore: quello diventa il tetto e tutte le retribuzioni dovranno essere al di sotto di quella cifra. In questo modo può accadere che lo stipendio percepito in Italia può diventare addirittura più basso rispetto a quello di altri Paesi». Eppure è proprio qui che vuole intervenire Monti. «Questo prevede il decreto Salva Italia: entro novanta giorni si devono fissare i tetti degli stipendi pubblici. Evidentemente, anche in questo caso, come per i parlamentari, i dati della nostra indagine, che dovevano essere utilizzati nella prossima legislatura o per le prossime nomine, potrebbero essere utilizzati prima del previsto. Per questo la Commissione acquisirà tutte le informazioni possibili entro il 31 marzo e noi, di conseguenza, solleciteremo le ambasciate per farci avere i dati necessari alla comparazione». Si aspettava questa polemica suscitata dalla Commissione che lei presiede? «Sapevamo che non sarebbe stato facile spiegare un argomento così complesso. Ma le polemiche di questi ultimi due giorni sono state ingenerose nei nostri confronti: noi forniamo dei dati, in modo imparziale, non sosteniamo tesi. Le decisioni le deve prendere la politica». Già, ma la Commissione ha girato II coltello nella piaga in tempi di antipolitica «La nostra indagine non c’entra nulla con l’antipolitica, il nostro mandato era quello di verificare quanto percepiscono i parlamentari, i magistrati della Corte dei Conti, i funzionari e amministratori di Regioni, Province e così via per poi livellare i loro stipendi alla media europea». Lei è anche presidente del’Istat II quadro economico-sociale del Paese è stato al centro dell’incontro con Monti? «L’Istat produce molti dati di interesse del Governo e dell’opinione pubblica ma non posso rivelare i contenuti del colloquio».
L’Unità – 5 gennaio 2012