Interventi di modifica alla legge 92 «da fare col cacciavite», anzitutto sui contratti a termine, senza «ripensare tutto l’impianto» della riforma Fornero. Insieme alla «revisione degli ammortizzatori», in primis quelli in deroga, e «dei centri per l’impiego». Accompagnati da misure per «l’occupazione giovanile e da processi di semplificazione» per le imprese. Sono questi i principali assi di intervento su cui il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, «presenterà delle proposte operative entro luglio»; il fattore tempo è «decisivo, non è una variabile indipendente», perché se «per settembre le imprese e i lavoratori non avranno segnali d’inversione» c’è il timore di un autunno molto difficile.
Quello di ieri è stato un primo giro di tavolo del ministro con Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Rete Imprese e Alleanza delle cooperative, che proseguirà nei prossimi giorni con le altre associazioni di categoria, con l’obiettivo di avere un quadro compiuto delle richieste che arrivano dalle parti sociali.
Quanto alle cifre che circolavano alla vigilia dell’incontro, al momento non è possibile quantificare né risorse, né fonti di finanziamento: «Dodici miliardi per il lavoro? La vedo difficile – ha detto il ministro -.Stiamo facendo una serie di analisi molto dettagliate sui fondi disponibili. Se il Governo dice che l’occupazione giovanile è la priorità non è che si fa a costo zero. Abbiamo ipotesi costose e meno costose, sulla base delle compatibilità economiche si lavorerà su quelle più efficaci».
Tra queste ci sono anche le ipotesi di «defiscalizzazione e decontribuzione». Al tavolo ministeriale, presenti anche i sottosegretari Carlo Dell’Aringa e Jole Santelli, per Confindustria è intervenuto il direttore delle relazioni industriali, Pierangelo Albini, che ha sollecitato due segnali da parte del Governo: «Vanno semplificati i contratti a termine attraverso una sperimentazione di 2 anni ponendo 2 vincoli a posto degli attuali 5: ovvero il numero massimo di 36 mensilità e una riduzione dell’intervallo tra un contratto e quello successivo di 10-20 giorni per le durate fino o oltre i 6 mesi, al posto degli attuali 60-90 giorni».
La seconda richiesta di Confindustria è quella di puntare su una misura analoga al “ponte generazionale” per «favorire l’ingresso dei giovani e l’accompagnamento all’uscita dei lavoratori più anziani».
Sempre in tema di modifiche alla legge 92 il presidente di Rete imprese Italia, Carlo Sangalli ha indicato tra le priorità «il superamento del contributo aggiuntivo dell’1,4%» che «è costoso e quindi non è competitivo».
Richiesta condivisa dal presidente di Alleanza delle cooperative, Giuliano Poletti, che ha proposto anche «correttivi all’apprendistato per ampliarne l’ambito di applicazione». I sindacati hanno insistito sul nodo risorse. Per Serena Sorrentino (Cgil) «l’occupazione non si crea intervenendo solo sulle regole», ma con «un piano per l’occupazione, non possiamo commettere l’errore di parlare di sole regole, servono risorse, programmazione e progettazione».
Sugli ammortizzatori la Sorrentino ha ribadito quanto i finanziamenti stanziati per la cassa in deroga siano «inadeguati» ed ha chiesto di «convocare a breve una riunione sul tema specifico degli esodati», che ieri pomeriggio hanno organizzato un presidio sotto il ministero in concomitanza con il tavolo.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Cisl: «Al quinto anno di crisi è illusorio pensare che la modifica delle regole possa creare occupazione – ha detto Luigi Sbarra -. Servono politiche per la crescita, la redistribuzione del carico fiscale a favore del lavoro e delle imprese».
Gli incentivi all’occupazione «devono essere ben mirati» per la Cisl che chiede di concentrarli sulla «staffetta generazionale assicurando i contributi a carico dello Stato agli anziani che escono per far posto ai giovani», sul «ripristino dello sgravio contributivo totale per l’assunzione di apprendisti anche nelle imprese con oltre 9 addetti», e su uno «sgravio contributivo specifico per favorire la trasformazione di contratti non standard in rapporti di lavoro stabili».
Cauto il giudizio della Uil: «È un primo incontro, ancora piuttosto generico – commenta Guglielmo Loy -. Il metodo scelto va bene, il ministro ha proposto nuove riunioni di approfondimento, sullo sfondo pesa l’incertezza per le politiche macro. Senza crescita parlare di regole è aleatorio».
Per il leader dell’Ugl, Giovanni Centrella «l’impianto della riforma Fornero va seriamente modificato, non toccato semplicemente con un cacciavite», servono «risposte immediate come la defiscalizzazione delle nuove assunzioni, migliorando l’apprendistato».
Le proposte allo studio
CONTRATTI A TERMINE
Tra gli interventi sulla legge Fornero si punta ad alleggerire alcuni vincoli sui contratti a tempo determinato.
In particolare a ridurre a 10-20 giorni l’intervallo obbligatorio tra un contratto a termine e il successivo, che la riforma Fornero del mercato del lavoro ha ampliato portandolo a 60-90 giorni (a seconda che la durata sia pari o superiore a 6 mesi)
AMMORTIZZATORI
Tra le strade che potrebbero essere percorse dal Governo c’è la revisione degli ammortizzatori, in particolare di quelli in deroga.
Su questo fronte i sindacati continuano il loro pressing per aumentare le risorse: dopo il miliardo stanziato con recente decreto sull’Imu i fondi per la cassa integrazione in deroga dovrebbero bastare per altri 4-5 mesi
GIOVANI
È forse la prima emergenza su cui il Governo vuole concentrarsi: un piano per favorire l’occupazione dei giovani attraverso incentivi e sgravi fiscali.
Il prossimo Consiglio Ue sarà proprio sulla disoccupazione dei giovani e a luglio ci sarà un incontro straordinario dei ministri del Lavoro europei dove Giovannini vuole arrivare con delle proposte concrete
STAFFETTA CON ANZIANI
Tra le ipotesi al vaglio c’è anche la staffetta generazionale: ad esempio l’assunzione di due giovani con contratto a termine a fronte di incentivi al pensionamento graduale di un anziano, che prosegue con part time misto a pensione (ma con contributi pieni compensati dallo Stato). Ipotesi costosa, come sottolineato dallo stesso ministro
ESODATI
Nell’incontro svolto ieri tra il ministro del Lavoro Enrico Giovannini e le parti sociali non si è discusso della tutela degli ulteriori esodati.
Ma per i sindacati resta una delle priorità trovare le risorse per tutelare quei lavoratori che, a seguito della riforma targata Fornero, rischiano di trovarsi senza pensione e senza ammortizzatori sociali
SEMPLIFICAZIONI
Tra le misure a cui starebbe lavorando il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, ci sono anche quelle di semplificazione per le imprese.
In particolare potrebbero essere adottate quelle che facilitano il ricorso all’apprendistato, sempre nell’ottica di favorire l’occupazione dei lavoratori giovani o in cerca di un primo impiego Il Sole 24 Ore (Giorgio Pogliotti)
L’ipotesi di Giovannini. Risorse al lavoro con i tagli alle pensioni più alte
Vertice con le parti sociali: «Non ci sono 12 miliardi per gli sgravi». Si parla dei soldi necessari per far ripartire l’occupazione giovanile. Prima di arrivare in studio il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha già detto che il suo piano arriverà entro giugno ma che non prevede 12 miliardi di euro.
Adesso la giornalista gli chiede se tagliare le pensioni più alte sia una priorità. «Questo – risponde Giovannini – è un elemento di giustizia sociale. Nel momento in cui chiediamo impegni a tutti non si vede perché anche chi ha pensioni molto elevate…». Quindi, lo interrompe la giornalista, interverrete anche su questo? «Questa è una delle proposte che sono state fatte».
La prima uscita in tv di Giovannini, almeno come ministro, è per le telecamere di 2Next, il nuovo programma di economia in onda il mercoledì sera su Rai2, condotto da Annalisa Bruchi con la consulenza di Aldo Cazzullo.
E le sue sono parole che oggi faranno discutere visto che toccano il tema dei diritti acquisiti. Prima di registrare la trasmissione Giovannini aveva incontrato i sindacati e i rappresentanti degli imprenditori, confermando la sua intenzione di procedere per gradi, per tappe successive.
Si comincia dalle misure a costo zero sulla riforma Fornero, «interventi da fare con il cacciavite» come li ha chiamati ieri il ministro, che potrebbero essere anticipati in un primo decreto legge, lasciando più tempo per approfondire tutto il resto.
Nel provvedimento dovrebbe entrare la riduzione degli intervalli tra un contratto a termine e l’altro, che la legge Fornero aveva portato a 60 giorni per i contratti fino a sei mesi e a 90 per quelli più lunghi, e forse anche la proroga fino a due anni del primo contratto senza causale che adesso non può superare i dodici mesi.
Si discutono anche i ritocchi all’apprendistato, con la possibilità che l’assunzione alla fine del contratto venga trasformata da obbligo di legge in semplice possibilità da regolare nel contratto collettivo.
Mentre la richiesta di eliminare o almeno sospendere il contributo aggiuntivo dell’1,4% su tutti i contratti flessibili è una partita più complicata perché avrebbe bisogno di una copertura finanziaria oppure di un rinvio dell’Aspi, cosa peraltro probabile, visto che quella somma aggiuntiva serve proprio a finanziare la nuova assicurazione sociale per l’impiego.
Giovannini dice che «dobbiamo essere rapidi come governo e come Parlamento», perché bisogna consentire alle imprese «di avere un quadro normativo chiaro alla ripresa estiva».
E per questo l’obiettivo è di avere presto un «piano a medio e lungo termine». Fatto insolito per il primo incontro ufficiale di un nuovo ministro, al tavolo con Giovannini non c’erano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Tutti con altri impegni, naturalmente.
Ma è anche vero che Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno chiesto un incontro con Enrico Letta, che si dovrebbe tenere nei primi giorni della prossima settimana e al quale dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Per non parlare solo di idee ma anche di soldi per realizzarle. Corriere della Sera (Lorenzo Salvia)
23 maggio 2013