Dagli infermieri ai biologi, mini-assegni per chi inizia ora. Avvocati, 1 su 2 avrà a fine carriera il 50% del reddito
Andare in pensione e guadagnare metà o addirittura un quarto del proprio ultimo reddito. È questo lo scenario attuale per almeno metà dei due milioni di professionisti italiani in attività e per tutti i giovani che si apprestano a farne parte. Così mentre biologi, psicologi e agrari riceveranno il 25% del loro reddito attuale, ai giovani avvocati o ingegneri spetterà circa il 50% di un reddito medio che oggi si aggira tra i 1.200 e i 1.600 euro al mese. Tutto inizia dopo il decreto legislativo 509/94 quando tutte le casse professionali uscirono dal sistema pubblico e «conquistarono» l’autonomia. Da allora però è in corso un processo di stabilità dei conti: anche i professionisti, come il resto del paese, devono confrontarsi con un rapido processo di invecchiamento mentre i giovani hanno redditi troppo bassi per finanziare la categoria e il loro stesso futuro.
Il mondo professionale attualmente è diviso in tre grandi famiglie: chi applica il sistema reddituale, chi è passato al sistema misto e chi ha adottato il sistema contributivo. Negli anni le casse di previdenza hanno varato interventi per garantirsi la solvibilità futura. Così oggi tutti possono affermare, con ragionevole certezza, di non rischiare la bancarotta. Ma quasi nessuno può garantire, a chi comincia adesso, una pensione dignitosa.
I rimedi? Tutti complicati dalla crisi. «In Parlamento però è già arrivato un disegno di legge che potrebbe essere molto utile – spiega Antonio Pastore, membro del consiglio direttivo dell’Associazione italiana dottori commercialisti -. Si tratta della proposta di legge Lo Presti che è già stata approvata all’unanimità alla Camera. Il progetto prevede la possibilità di inserire nel calcolo previdenziale una parte del contributo integrativo versato dai professionisti. Ma si potrebbe fare di più: proporre ai professionisti di versare un po’ di più di contributo soggettivo per avere in cambio una quota di integrativo sul monte previdenziale. È un accorgimento che, senza grandi sacrifici, potrebbe far lievitare le pensioni esangui dei più giovani». E poi ancora sgravi fiscali , patti generazionali, ritocchi all’età pensionabile, tutti interventi correttivi possibili. Ma l’importante, per i professionisti, è prendere coscienza che il problema esiste e non può essere rinviato.
Corriere.it
9 dicembre 2010