Su questi presupposti, il titolare dei conti italiani squaderna un menù della manovra sostanzialmente blindato, che si completa con I fondi per la ricostruzione dopo le calamità naturali e per gli aiuti all’Ucraina, e annuncia che il governo si opporrà «a emendamenti che prevedano di coprire maggiori spese con maggiori entrate», perché quella della riduzione delle uscite sarà l’unica via aperta.
Anche qui conta la «compliance con le regole Ue», che fissano la dinamica della spesa primaria (al netto di interessi, spese cicliche per l’occupazione, una tantum, misure emergenziali ed entrate discrezionali) come binario centrale nel percorso di aggiustamento da concordare con i singoli Paesi. Ma conta ancora di più l’esigenza di dare ai mercati l’immagine di conti pubblici che non sforano di un millimetro il percorso deciso nella NaDef, dove l’indebitamento è stato tirato al massimo possibile per finanziare misure che riducono la pressione fiscale e che quindi sarebbero annacquate da nuovi interventi sulle entrate.
Questi argini, che promettono di animare discussioni accese con i colleghi di governo e i partiti della maggioranza, nell’ottica di chi è chiamato a tenere i conti sono ancora più necessari perché ci si muove su un terreno reso franoso dagli shock esterni a ripetizione resi tristemente abituali in questi tempi complicati.
Al punto che nemmeno i saldi appena decisi nella NaDef appaiono scritti sulla pietra. «È chiaro che se la situazione peggiora, non solo in Italia ma a livello globale bisognerà fare delle altre riflessioni», ha riconosciuto Giorgetti rispondendo a chi gli chiedeva di una possibile revisione al ribasso degli obiettivi di deficit alla luce del nuovo conflitto fra Hamas e Israele, ipotesi evocata esplicitamente poche ore prima dall’ex ministro Renato Brunetta sempre in audizione sulla NaDef da presidente del Cnel.
Per le prime valutazioni non occorrerà aspettare molto, perché il tema è inevitabilmente al centro dell’agenda del vertice di Banca mondiale e Fmi in programma a Marrakech giovedì e venerdì. Lunedì e martedì sarà invece il turno di Eurogruppo ed Ecofin in Lussemburgo, dove Giorgetti volerà appena licenziati in consiglio dei ministri manovra e decreto collegato con gli anticipi su statali e conguagli delle pensioni e I nuovi fondi per l’emergenza migranti.
Sul punto, Giorgetti sostiene il rispetto delle regole Ue così come rivendica lo scostamento chiamato a finanziare il taglio del cuneo fiscale per un anno solo, che genera di fatto un’ipoteca uguale e contraria alle vecchie clausole Iva come ricordato in commissione da Luigi Marattin (Iv). In questo modo, dice Giorgetti, «la tutela dei lavoratori con redditi medio-bassi sarà il principale impegno anche per un ministro che verrà al mio posto fra un anno». O fra più anni, come prevede il calendario della legislatura, a meno che nel frattempo si riesca a rendere il taglio strutturale.