Sembra ieri. Eppure, tra una ventina di giorni, sarà passato un anno da quando l’allora sindaco Massimo Bitonci, sotto i colpi della sfiducia di 17 consiglieri comunali (12 d’opposizione e 5 di maggioranza), è stato costretto ad abbandonare anzitempo Palazzo Moroni. Era la notte tra l’11 e il 12 novembre 2016, quella delle firme di fronte a un notaio del centro storico e delle dimissioni contestuali davanti al segretario generale del Municipio. E l’ultimo atto di Bitonci da primo cittadino risale proprio a quelle ore. Si tratta della lettera che, via posta certificata, l’ex senatore leghista ha mandato al presidente della Regione Luca Zaia e al direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Luciano Flor ribadendo loro l’intenzione di Palazzo Moroni di mettere gratuitamente a disposizione le due aree pubbliche e private di San Lazzaro per collocarvi il nuovo ospedale. «Con riferimento al accordo di programma finalizzato alla realizzazione del nuovo polo della salute – si legge nel documento – si conferma la volontà dell’amministrazione comunale … di cedere gratuitamente alla Regione o all’Azienda le aree di Padova Est in piena proprietà e libere da persone e cose». La lettera di Bitonci porta la data di sabato 12 novembre. Ma all’epoca i terreni privati in questione, quelli del Consorzio Urbanizzazione Quadrante Nordest gestiti dal commissario liquidatore Simone Salata per conto di Mps e Unicredit (a cui nel frattempo è subentrato il fondo italo-olandese Yanez Spv Srl), non erano ancora nelle disponibilità di Palazzo Moroni. Le due banche infatti, emerge soltanto ora, hanno sbloccato l’area soltanto il mercoledì successivo. Guarda caso, fa notare qualcuno, pochi giorni dopo la caduta dell’ex sindaco. E proprio questo, quando il 3 novembre prossimo tornerà a riunirsi in Regione il tavolo tecnico istituzionale sul nuovo ospedale, sarà il punto su cui insisterà maggiormente il primo cittadino Sergio Giordani.
«L’eventuale cessione di terreni di proprietà comunale seguirà rigorosamente le norme previste dalla legge e dalla giurisprudenza prodotta dai soggetti preposti, compresa la Corte dei Conti, con l’obiettivo di non produrre danni erariali. In questo senso – spiega Giordani – ogni forma di cessione gratuita è improbabile, per non dire impossibile».
Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 21 ottobre 2017