La Stampa. Marcello Gemmato è «stupefatto». Non di quello che ha detto lui in tv, ma delle «polemiche strumentali che sono state costruite su parole decontestualizzate». Difesa classica di chi è consapevole di essersi fatto scappare una frase di troppo nello studio della trasmissione di Rai 2 Re Start, quando ha messo in dubbio che la vaccinazione anti Covid abbia evitato un numero maggiore di morti a causa del virus: «Non ci sono le prove», ha detto il sottosegretario alla Salute. Ma è solo un fraintendimento, assicura parlando con La Stampa, «tanto è vero che nello studio tv nessuno ha contestato quella mia affermazione, hanno capito il contesto – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – volevo solo derubricare il tema dei vaccini, che non è più attuale, concentrandomi su ciò che bisogna fare per migliorare la sanità pubblica».
Sicuro che il tema vaccini non sia più attuale? E la quarta dose?
«La quarta dose è prevista per gli anziani, i fragili, gli immunodepressi, le categorie che è giusto si proteggano ulteriormente. Ma va detto che i vaccini sono serviti in una determinata fase storica, quella pandemica, mentre ora siamo in un’altra fase, quella endemica. Basta citare gli ultimi dati Agenas, che registrano un’occupazione del 2% dei posti di terapia intensiva nei nostri ospedali».
Ma la sua frase lasciava intendere che la funzione dei vaccini non sia stata poi così importante, o no?
«Guardi, forse mi sono espresso male, ma io sono vaccinato, sono favorevole alle vaccinazioni e credo che la campagna vaccinale abbia funzionato. Però è una cosa superata, se vogliamo rendere un buon servizio ai cittadini non possiamo continuare a parlare di vaccinazioni, visto che ormai il 90% degli italiani ha aderito».
Basta che sia chiaro che i vaccini hanno contribuito a salvare milioni di vite in tutto il mondo. Almeno 150 mila in Italia, come le ha ricordato il presidente della Federazione degli Ordini dei medici. ..
«Per carità, è legittimo che lo dica, c’è questo studio pubblicato su Lancet che parla di 20 milioni di morti evitate. Ma sono stime, anche quelle sul nostro Paese sono proiezioni, non so quanto attendibili».
Ma con lei e Meloni al governo le cose sarebbero andate diversamente, senza obbligo vaccinale né Green Pass, giusto?
«Sì, noi siamo contrari all’oppressione e alla coercizione. La stessa Oms dice che nelle fasi pandemiche il miglior alleato è il popolo, che va convinto su ciò che si deve fare per superare l’emergenza. Quello che serve non è l’obbligo, ma la persuasione da parte dei medici nei confronti dei pazienti».
E se non si convincono? Al 90% di vaccinati non ci arrivi e ne paghi le conseguenze…
«Questo lo dice lei, è una lettura che non condivido. Il Green Pass ha dato a molti l’erronea convinzione di essere immuni dalla malattia e ha fatto aumentare i contagi. Comunque, io potrei dirle che, senza obbligo e senza certificato verde, secondo me saremmo arrivati al 97% di vaccinati in Italia: lei non può smentirmi, non c’è la prova inversa».
Per fortuna, aggiungiamo. Con Giorgia Meloni vi siete sentiti? Si è arrabbiata?
«Non ci siamo sentiti, è a Bali e ha cose più importanti a cui pensare. E non credo sia arrabbiata con me, perché sa che su questi temi è facile essere attaccati, ma noi portiamo avanti la nostra linea con coerenza».
Dall’opposizione le chiedono di dimettersi. Come replica?
«Non ci penso nemmeno, sono attacchi che rientrano nella dialettica politica. Proiettano su di me e su di noi le proprie divisioni, ci accusano di tutto e di più: oggi tocca a me e lo accetto, ma mi pare di aver ampiamente spiegato che non ho nulla da spartire con i No Vax».
Nemmeno con i medici non vaccinati che avete reintegrato prima del previsto?
«Abbiamo solo anticipato di sei settimane il loro ritorno al lavoro, perché abbiamo bisogno di questi medici: sono 4 mila, ma se anche fossero 400 o 40, ognuno di loro potrebbe salvare una vita in più. Poi contribuiscono ad assicurare la diagnostica e la prevenzione, ad abbattere le liste d’attesa. Perché farne a meno? È facile banalizzare e polemizzare, noi vogliamo risolvere i problemi».
L’importante è mandare i messaggi giusti ai cittadini. Ripetiamolo: i vaccini servono e la campagna vaccinale ha funzionato.
«Lei continua a parlare di vaccini, faccia pure. Io preferisco pensare a cosa non ha funzionato, agli errori commessi sul piano pandemico, sulla mancanza di mascherine, su un’assistenza territoriale non degna. Parliamo di sanità pubblica, non di vaccini». —