La ripresa si allontana? Di sicuro arriva una gelata a sorpresa. A gennaio la produzione industriale scende del 2,2% annuo. Rispetto a dicembre la contrazione è dello 0,7%. Tutti i settori soffrono ad eccezione degli autoveicoli che registrano un più 35,9%, il quarto aumento consecutivo a due cifre.
I dati giungono all’indomani dell’avvio del quantitative easing Bce. Per l’euro l’operazione si traduce in un nuovo ribasso record, a un passo dalla parità col dollaro: la moneta unica, infatti, scende sotto quota 1,07, per la prima volta da 12 anni, dall’aprile 2003: ne beneficeranno le esportazioni. Lo spread chiude sotto quota 100 e i rendimenti scendono al minimo di 1,22% , vicini a quelli spagnoli: ne trarrà sollievo il Tesoro. La Borsa invece, complice anche il caso Grecia, è in ribasso di quasi un punto (-0,97%). La Bce comunica che nel primo giorno di operazioni ha comprato bond per 3,2 miliardi.
E ancora: peggiora la flessione dei prestiti delle banche al settore privato con un calo dell’1,8% a gennaio dopo il – 1,6% di dicembre. Secondo la Banca d’Italia i prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,5% sui dodici mesi; quelli alle società non finanziarie, su base annua, sono diminuiti del 2,8% (-2,3% a dicembre). Le sofferenze delle banche restano al 15,4% e l’Abi chiede «interventi» per fronteggiare il deterioramento del credito. Infine la disoccupazione: l’Ocse conferma per l’Italia un tasso del 12,6%, in lievo calo per la seconda volta di fila: Portogallo e Spagna sono gli unici paesi dell’eurozona con una disoccupazione superiore a quella italiana. La Germania è al 4,7%; la Francia al 10,2. Nell’area Euro il tasso scende per la terza volta consecutiva all’11,2%. Cala anche la disoccupazione giovanile che però resta «eccezionalmente elevata» al 41,2%. Nell’area Ocse i senza lavoro sono oltre 43 milioni.
Tanti dati diversi, perfino contrastanti tra loro. Gli esperti spiegano che c’entra il fatto che questa ripresa, al dunque, ancora c’è e non c’è, compare e scompare, segno che è quantomeno incerta. Per quel che riguarda la produzione industriale, per esempio, l’Istat ricorda quanto sul dato negativo abbia pesato il gioco dei ponti di ferie di gennaio visto che molte imprese ne hanno approfittato per tenere chiusi gli impianti. La Confindustria è però convinta che la gelata di gennaio sia solo un fenomeno passeggero e che già a febbraio ci sarà un recupero dello 0,4% della produzione industriale. Ottimista anche l’osservatorio Mecspe sulle industrie manufatturiere che registra giudizi soddisfacenti del settore per oltre il 51% e abbastanza soddisfatti per un altro 40%. La Confcommercio invece parla di una ripresa «troppo lenta» e chiede di insistere sulle riforme. Nomisma di «una doccia gelata» sulla crescita. I consumatori notano che la situazione non lascia «spazio all’ottimismo». La Cisl segnala che la crisi «è tutt’altro che superata». La Cgil reclama «una svolta nella politica industriale » altrimenti non si esce dal tunnel. C’è anche un suo studio sull’economia «non osservata» che quantifica il valore delle attività «nero» in circa 290 miliardi l’anno e in 93 miliardi il dramma dell’evasione.
Repubblica – 11 marzo 2015