Ulteriori prelievi, non solo di pesci, su tutto il Garda. Ma uno stretto monitoraggio ambientale anche sugli affluenti e attività di ricerca su sedimi e fanghi lacustri. Il tutto per capire con precisione se ci siano e dove siano le eventuali «sacche» di diossina sui fondali, se ci siano scarichi di materiali tossici nel lago, e se si debba vietare la pesca e il consumo, ad esempio, dell’anguilla. Sono le decisioni nella riunione tecnica interregionale che si è svolta venerdì a Venezia tra i rappresentanti delle regioni di Veneto, Lombardia, della Provincia Autonoma di Trento, dell’Arpav, della Provincia di Verona, di Brescia, degli Istituti Zooprofilattici e del Ministero per la Salute.
A quest’ultimo, come prevedibile trattandosi di materia di sanità pubblica sovraregionale, è affidato il compito di coordinare il tutto e trarre le conclusioni.
A illustrare i contenuti del «Protocollo operativo per il monitoraggio dello stato di contaminazione dei prodotti ittici del lago di Garda» è il sottosegretario al ministero della Salute, Francesca Martini.
L’esponente scaligera del Carroccio ha spiegato che «a seguito di quanto emerso dalle analisi sulle anguille, risultate contaminate da diossina e diossino-simili, si èreso necessario applicare un piano operativo che riguarda tutte e tre le sponde lacustri. Nessun altro pesce è risultato contaminato, è bene ribadirlo, ma i controlli si faranno su tutto».
I campioni di anguille risultati ampiamente fuori norma per diossine e Pcb, insomma, hanno fatto scattare una serie di «controlli a tappeto che inizieranno prestissimo, probabilmente già la settimana prossima, e coinvolgeranno 8 siti di prelievo, distribuiti su tutto il lago».
Il Garda è stato suddiviso in quattro parti che corrispondono ai punti cardinali: a nord opereranno le «stazioni» di Riva e Torbole; a ovest, nel Bresciano, quelle di Gargnano e Salò; a est quelle di Brenzone e Garda e a sud quelle di Peschiera e Desenzano.
In pratica, per il Veronese, si tratta della conferma di tutti e tre i siti in cui erano state prelevate le anguille risultate contaminate.
«Da ciascun sito», ha proseguito il sottosegretario, «saranno prelevati 11 campioni di pesce per un totale di 88. Di questi, 40 saranno anguille. Gli altri pesci coinvolti saranno inoltre: 16 agoni, 8 coregoni, 8 persici, 8 tinche e 8 lucci». Il piano operativo è suddiviso in due fasi per una durata totale di 20 giorni di monitoraggio complessivo.
«Nei primi 10 saranno pescate solo anguille, mentre i successivi 10 saranno dedicati alla pesca di tutte le altre specie ittiche», ha proseguito l’esponente della Lega Nord veronese.
I campioni saranno inviati ai rispettivi istituti zooprofilattici di competenza che, nel caso della Lombardia, è la sede di Brescia mentre per il Veneto e il Trentino è quella di Legnaro, in provincia di Padova.
Ma non è tutto. Il monitoraggio infatti, come detto, riguarderà anche l’ambiente e l’acqua del Garda.
«Saranno sottoposti a prelievi anche i principali affluenti del Garda alla immissione nel lago e plancton per capire bene la situazione». Oltre a ciò, ci sarà una sorta di «carotaggio» su fanghi e su sedimi dei fondali.
«Per ora», ha concluso la Martini, «non sono stati emanati provvedimenti restrittivi sulla pesca e sul consumo di pesce. Se però i risultati degli esami, che saranno disponibili nel minor tempo tecnicamente possibile, dovessero risultare alterati, emaneremo come Ministero il blocco della pesca dei prodotti ittici coinvolti e anche il loro consumo. Cautelativamente, per ora, meglio non mangiare anguille», ha chiuso il sottosegretario
L’Arena – 12 febbraio 2011