«È possibile che il pm mi convochi, anzi, lo ritengo probabile anche se finora non è accaduto. E in quella sede dirò tutto quello che so, a cominciare dalle tante stranezze relative alla faccenda delle quote latte»
Il sospetto è di quelli pesanti: sulla guerra per le quote latte, qualcuno ci ha guadagnato. Dopo gli scontri e le strade bloccate, gli spargiletame in azione e il braccio di ferro legale e politico durato anni, ora la procura di Milano vuole vederci chiaro. Il pubblico ministero Maurizio Ascione indaga per reati economici e di corruzione, ipotizzando che la strenua difesa degli allevatori multati da parte della Lega Nord fosse tutt’altro che disinteressata. Ripagata quindi con soldi o con voti, questo non è ancora emerso ma – c’è da scommetterci – se l’ipotesi dovesse dimostrarsi concreta per il Carroccio sarebbe devastante. Nei giorni scorsi è stato convocato in qualità di testimone (e quindi non è in alcun modo indagato) perfino il presidente del Veneto, Luca Zaia. Il magistrato ha voluto chiarire alcune questioni che risalgono a quando era ministro dell’Agricoltura. Un ruolo poi rivestito dall’ex governatore della Regione, Giancarlo Galan.
E non è escluso che presto la procura decida di sentire proprio l’esponente del Pdl. «È possibile che il pm mi convochi, anzi, lo ritengo probabile anche se finora non è accaduto. E in quella sede dirò tutto quello che so, a cominciare dalle tante stranezze relative alla faccenda delle quote latte che, quand’ero ministro, ho visto». Non vuole scendere nei dettagli, l’ex ministro. «Se servirà dirò tutto ai magistrati», ripete. Ma sull’ipotesi che il Carroccio possa aver avuto il proprio tornaconto nel proteggere gli allevatori che hanno «splafonato», Galan dimostra di avere qualche sospetto: «Non conosco i termini dell’inchiesta. Di certo ho sempre pensato che fosse ben strano che la Lega difendesse in quel modo, con quella tenacia e dimostrando di essere disposta a tutto, un gruppo molto ristretto di persone. Non dimentichiamo che, con l’introduzione della Legge 33 voluta proprio da Zaia, e della quale gli va riconosciuto il merito, si sono progressivamente messi in regola migliaia di allevatori. Il tutto a fronte di un manipolo di circa 130 che invece ancora non hanno accettato alcun compromesso». Mauro Giaretta, dei Cospa, non ci sta: «Quella della corruzione è un’ipotesi assurda, che non sta né in cielo né in terra. Vista la situazione economica degli allevatori, dove avremmo tirato fuori i soldi per pagare la Lega? La verità è che quello è stato l’unico partito che, con coerenza, ha appoggiato la nostra battaglia. Se poi, di conseguenza, molti di noi hanno votato le liste di Bossi, mi sembra ovvio. Ma escludo ci sia mai stato un patto di questo tipo».
Andrea Priante – Corriere Veneto – 17 maggio 2012