I lupi? Finiranno nei recinti, sterilizzati, o verranno spostati in siti dove non potranno nuocere agli allevatori. Dopo l’uscita dal progetto WolfAlps, richiesta – da anni – a gran voce dai settori ostili ala presenza dei predatori sulle montagne venete, la giunta veneta fa un passo avanti nella lotta ai branchi.
Approvata ieri la proposta, proveniente dall’assessore all’Agricoltura e alla Caccia, Giuseppe Pan, degli interventi in deroga alla direttiva habitat, quella che protegge le specie selvatiche. Interventi «forti», come rende noto lo stesso Pan. Si parla, in particolare, di due forme di cattura. La prima: «cattura ai fini di successiva captivazione permanente in struttura idonea (recinto) da individuare o costruire ex novo sulla base delle indicazioni dell’Ispra (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr), previa sterilizzazione degli esemplari catturati». La seconda: «cattura ai fini di successiva traslocazione in altro sito idoneo non interessato da rilevante attività di allevamento zootecnico sulla base di indicazioni dell’Ispra».
Insomma, per i carnivori che scorrazzano in Lessinia (da quattro anni) e sull’altopiano di Asiago (da qualche mese) si prefigurano tempi bui.Il piano della regione prevede anche il potenziamento del monitoraggio permanente con radiocollari e fototrappole – per controllare spostamenti ed abitudini, e «per prevenire la predazione su domestico a carico dei rimanenti individui in dispersione».
Se non fosse ancora chiaro: se ne devono andare, tutti. Ci sarà un prezzo, anche in euro, da pagare: «Sarà un intervento significativo anche in termini economici – è il commento di Pan – ma è quanto occorre fare per difendere gli allevatori e per dare una risposta concreta ad un problema che sta creando forte tensione a livello locale, tentando di utilizzare al massimo i ristretti limiti concessi dalla normativa comunitaria». Pan rigetta anche l’accusa che è piovuta negli ultimi tempi dalle associazioni ambientaliste (su tutte Legambiente), quella dei lunghi tempi per i risarcimenti sui capi predati: una situazione che avrebbe contribuito ad esasperare gli animi. «Per quanto riguarda il pagamento dei danni – è la risposta di Pan – va sottolineato che pur a fronte di passaggi tecnici-burocratici obbligatori che noi subiamo, garantiamo l’impegno per ridurre i tempi».
La domanda che tutti si pongono è: sarà fattibile? È stato rilevato più volte che gli abbattimenti (ma i trasferimenti non seguono una logica molto diversa) possono essere fatti soltanto dopo aver adottato una lunga serie di misure e riguardano una parte irrisoria della popolazione (in Veneto, con meno di trenta lupi, di cui quindici nel Veronese, non se ne potrebbe abbattere nemmeno uno). Sembra metterci una pietra tombale sopra Luigi Boitani, biologo dell’università Sapienza e considerato il maggior esperto italiano di lupi, oltre che consulente dell’Ispra (è stato estensore, tra le altre cose, del piano di salvaguardia della specie datato 2007).
«È del tutto impossibile – il suo commento dopo aver appreso della proposta della giunta veneta – realizzare quanto deciso sia sul piano legale che su quello tecnico: evidentemente chi ha preso questa decisione è del tutto incompetente sia di biologia che di legislazione nazionale e comunitaria». Critiche arrivano anche dalla Lega Anti Vivisezione: «Ha vinto il partito delle doppiette – si legge in un comunicato – quello di chi, in quanto cacciatore, non riesce a concepire soluzioni alternative al piombo dei fucili». Il riferimento diretto è a Sergio Berlato, consigliere regionale dei Fratelli d’Italia che ha portato in aula il provvedimento che segna l’uscita dal Wolf Alps.
Ma la scelta di abbandonare il progetto, conclude la Lav «non intacca minimamente la tutela garantita ai lupi: uccidere un lupo è e resterà un reato». E spostarlo?
Davide Orsato – IL Corriere del Veneto – 14 luglio 2017