Dopo il G20 anche il Fondo monetario si impegna «a fare tutto ciò che serve per risolvere la crisi dell’Europa». Mentre gli Usa insistono nel chiedere misure più forti
In una giornata dominata dall’allarme lanciato dal segretario di Stato al Tesoro Usa Tim Geithner per i rischi «catastrofici di default a cascata» tra i Paesi del Vecchio continente, l’International monetary and financial committee, l’Imfc, l’organo esecutivo del Fmi, annuncia il suo sostegno ai Paesi dell’Eurozona. E ciò raccogliendo le rassicurazioni date dagli stessi Paesi della moneta unica di attuare nei tempi previsti, entro ottobre, il piano anticrisi approvato il 21 luglio a Bruxelles. Un segnale deciso, quello lanciato dal Fondo ma che rimanda così, aveva fatto il G20, agli impegni presi dall’Europa. E ciò mentre gli Usa, sotto la paura di un ritorno della recessione, insistono nel chiedere misure più forti.
In questo scenario un appello ai governi e alle autorità per fare ognuno la propria parte così da superare la crisi del debito che affligge i Paesi periferici dell’Europa, fra i quali anche l’Italia, è il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi nella sua veste di presidente dell’Fsb (Financial stability board). Le attuali tensioni dei mercati legate alle preoccupazioni sui debiti sovrani pongono delle «sfide urgenti» alle autorità di regolamentazione e di stabilità finanziaria, afferma Draghi nello statement consegnato all’Imfc. «Le condizioni macroeconomiche sono peggiorate» e «l’incertezza prevale fra le aziende, i consumatori e gli investitori. I mercati finanziari continuano a essere fragili» avverte innanzitutto Draghi per sottolineare l’urgenza della situazione. «I rischi sovrani e del sistema finanziario sono strettamente interconnessi. I governi rilevanti devono fare la loro parte agendo con forza per rafforzare le posizioni fiscali e aumentare la competitività attraverso riforme strutturali con scadenze concrete» aggiunge rilevando che «allo stesso tempo il settore finanziario dovrà continuare a riparare e a rafforzare i bilanci delle banche per ricostruire la resistenza agli choc».
Draghi, che dal primo novembre assumerà la presidenza della Banca centrale europea, chiede dunque da una parte le riforme strutturali per facilitare il risanamento dei conti pubblici e aumentare la competitività dei paese e dall’altra il completamento della riforma delle regole sulla finanza. Quelle regole che sta finendo di mettere va punto il Financial stability board. Quest’ultimo ha sottolineato il governatore, «sta attentamente monitorando gli sviluppi dei mercati e le azioni per rafforzare i bilanci bancari e i suoi membri stanno lavorando strettamente insieme per sostenere la stabilità finanziaria». In particolare l’Fsb sta ultimando il rapporto da presentare al G20 dei capi di Stato e di governo che si terrà i primi di novembre a Cannes: «Il primo documento comprenderà un ampio piano di misure per migliorare la capacità delle autorità di risolvere le istituzioni sistematicamente importanti in fallimento. Il secondo documento presenterà una metodologia per valutare l’importanza sistemica globale delle banche». Il successo delle riforme finanziarie dipende però, rileva Draghi «dalla piena e globale attuazione delle politiche concordate».
In un secondo intervento, consegnato al Development committee, il governatore della Banca d’Italia torna sulle conseguenze della crisi, questa volte sulle «conseguenze sociali», ad esempio la perdita del proprio posto di lavoro: nel mondo ci sono 205 milioni che sono fuori dal ciclo produttivo e per loro e le loro famiglie «le prospettive non sono certo brillanti». Senza contare che se la ripresa non decollerà nei prossimi mesi «questo numero potrebbe aumentare» aggiunge, soffermandosi poi sul ruolo fondamentale dell’occupazione femminile, che costituisce una risorsa essenziale per sostenere la crescita. «Non ci può essere ripresa stabile e forte senza far leva anche sull’importante quota della forza lavoro femminile» dice.
Corriere.it – 25 settembre 2011