Un’ispezione del Food and Veterinary Office (Fvo) della Commissione Europea, l’organismo incaricato di verificare gli standard produttivi con rispetto alle regole europee, ha rilevato come il Cile (maggiore esportatore verso l’Unione, con 12.400 tonnellate annue) non garantisca nessun controllo sulle sue sementi ordinarie per quanto riguarda la presenza o l’assenza di materiale geneticamente modificato.
A seguito delle lamentele di alcuni Stati membri, che avevano rinvenuto tracce di Ogm nel mais importato dal Cile, l’Fvo si è attivato, scoprendo che non esistono controlli ufficiali di alcun tipo. E la maggior parte del mais cileno è transgenico.
A livello di singole aziende agricole, nello Stato sudamericano ci sono semplicemente dei piani privati per evitare la contaminazione crociata, come ad esempio zone cuscinetto di 800 metri tra una coltura Gm ed una non Gm oppure filiere separate.
Ma le sementi transgeniche sono preparate nelle stesse rimesse delle sementi convenzionali e i controlli ufficiali non verificano l’applicazione delle misure per evitare la contaminazione crociata. E nemmeno vengono effettuati dei test di laboratorio. Quindi, quando una semente Ogm viene esportata dal Cile, non si ha la certezza che si indichi all’importatore la presenza di prodotto geneticamente modificato.
sicurezzaalimentare.it – 10 ottobre 2012