L’ultimo è stato avvistato giovedì scorso al San Bortolo di Vicenza, ma prima l’allarme era scattato negli ospedali di Padova e Verona. Li chiamano «procacciatori»: sono funzionari di altri Paesi (in questo momento Francia, Germania, Olanda e Danimarca, che si aggiungono all’Inghilterra) inviati a cercare medici in Veneto. Propongono stipendi molto più alti, prospettive di carriera e condizioni di lavoro decisamente più appetibili, amplificando però l’allarme carenza camici bianchi che solo nella nostra regione conta 1295 professionisti in meno rispetto al fabbisogno. La classica goccia che ha spinto i presidenti degli Ordini dei Medici delle sette province a cercare una sinergia con Palazzo Balbi, proprio alla vigilia della protesta di domattina a Roma e dello sciopero indetto il 25 gennaio dalla categoria per contestare «l’indifferenza di governo e Regioni ai problemi sollevati in difesa della sanità pubblica e della dignità del lavoro». Ovvero turni massacranti, burocrazia asfissiante, sottorganico cronico e contratto fermo da dieci anni.
Lunedì sera, nella sede dell’Ordine di Padova, il padrone di casa Paolo Simioni e i colleghi Giovanni Leoni (Venezia), Michele Valente (Vicenza), Luigino Guarini (Treviso), Carlo Rugiu (Verona), Umberto Rossa (Belluno) e Francesco Noce (Rovigo e regionale) hanno incontrato Domenico Mantoan, direttore generale di Sanità e Sociale per il Veneto. Mission: arrivare alla firma di un protocollo d’intesa, sulla falsariga di quello in discussione tra Federazione nazionale degli Ordini (Fnomceo) e Conferenza delle Regioni e della versione proposta in Lombardia, per attivare tavoli comuni di discussione sui temi portanti della sanità pubblica. Tra i principali appunto il numero insufficiente di dottori. «Dobbiamo fare fronte comune per aumentare l’attrattività del nostro mestiere, altrimenti i già pochi colleghi del Sistema sanitario nazionale continueranno a scappare nel privato e all’estero — osserva Valente —. I procacciatori arrivano negli ospedali con i contratti già pronti: propongono retribuzioni anche doppie o triple rispetto alle nostre, la casa gratis, un tutor finchè non si impara la lingua del posto, un rientro mensile in patria spesato. Oltre a possibilità di carriera e condizioni di lavoro che qui ci sogniamo». Giusto per capire: un ospedaliero appena assunto in Italia guadagna 2200/2500 euro; in Francia 5.500; in Germania 6mila; in Inghilterra 7mila; in Finlandia 11mila. Lo stipendio annuale lordo di un medico di famiglia nel nostro Paese varia da 97mila e 107mila euro (a seconda del numero di assistiti) a 120mila e 136mila se associati. In Francia, dove tutte le zone rurali ne sono sprovviste e quindi li cercano come l’oro, può toccare quota 300mila.
«In compenso da noi arrivano medici da Lituania, India e Siria — allarga le braccia Valente —. Abbiamo imposto almeno i paletti di un esame di lingua italiana e del domicilio». Per frenare l’emorragia, Palazzo Balbi ha chiesto al governo di poter avviare un livello di contrattazione locale che consenta, attraverso risorse aggiuntive regionali, di aumentare gli stipendi ai camici bianchi, come avviene nei territori a statuto speciale, migliorarne le prospettive di carriera e concedere incentivi ai chi operi nelle aree disagiate, come la montagna.
«La bozza di protocollo d’intesa prevede poi l’attivazione di tavoli di concertazione su ulteriori nodi — aggiunge Noce — come la riforma dell’accesso alle scuole di specializzazione, il rapporto con le altre professioni sanitarie nell’ottica di stabilire in maniera uniforme chi fa cosa, la tutela dalle aggressioni quotidiane da parte dell’utenza (chiesta l’apertura in tutti gli ospedali di posti di polizia o il ricorso a vigilanti, ndr ), l’attenzione alle cure palliative e alla riabilitazione. Insomma, si apre una nuova fase nei rapporti tra Ordini e Regione — chiude il presidente regionale — che contempla pure il potenziamento degli ospedali di comunità e soprattutto scelte condivise in merito all’organizzazione sanitaria». E quindi alla governance.
Ora la bozza dell’accordo sarà sottoposto all’approvazione del governatore Luca Zaia. Solo dopo, la firma
Il Corriere del Veneto